Ciò che sta succedendo in Val d’Agri testimonia la capitolazione del sistema politico lucano, dove nel tempo sono cambiati i simboli ma non le facce.
Ho depositato nei giorni scorsi quattro interrogazioni che cercano di fare luce sulle tante ombre che caratterizzano la gestione del petrolio in Basilicata. In primis la trasparenza, a partire dalle sostanze chimiche usate dalle compagnie petrolifere per la perforazione dal 2002 ad oggi.Così come non è possibile non avere esatta contezza su quanti sono i cittadini lucani assunti nella filiera petrolifera e con quale tipologia di contratto.Una trasparenza che va pretesa anche per ciò che riguarda il mancato coinvolgimento della cittadinanza sul tema estrazioni, attivando ad esempio un tavolo della trasparenza così come è stato fatto per il nucleare.
Il cittadino, inoltre, deve essere messo in grado di verificare i dati che provengono dal CNR, dall’ISPRA, dall’INGV, dall’OGS e da tutti gli altri enti di ricerca –compreso le ASL che ultimamente sono intervenute nelle analisi delle acque del Pertusillo- in modo che si formi in lui quella cognizione necessaria a formare uno spirito critico sulla gestione e sulle conseguenze che hanno portato anni di estrazioni in Basilicata. Occorrerebbe convogliare tutti questi dati in un unico data base o albo on line e lo stesso si potrebbe realizzare per quanto riguarda le predette sostanze chimiche utilizzate per la perforazione.
Nelle interrogazioni vengono richiesti anche i motivi per i quali l’ARPAB non ha mai stabilito un piano di monitoraggio radiologico costante per le aree di Costa Molina 2 e Tecnoparco, nonostante all’estero le acque di strato e relativi centri di trattamento abbiano disciplinari appositi per il monitoraggio della radioattività naturale. E ancora, si chiede di capire il perché le aziende sanitarie locali non hanno mai ufficialmente richiesto un piano di monitoraggio alimentare specifico degli inquinanti antropici nelle aree petrolizzate.
Infine, nelle interrogazioni si chiede all’attuale Governo i motivi per i quali non sono state mai stabilite delle fasce territoriali di rispetto nei confronti delle aree estrattive e relative discariche al fine di preservare agricoltura e zootecnia. Su quest’ultimo punto, aspettiamo da anni ormai la calendarizzazione di una mozione che impegna la Giunta a stabilire attraverso un censimento, il numero delle aziende agricole lucane costrette a chiudere a causa delle attività di ricerca e di estrazione di idrocarburi.
Se siamo in piena emergenza ambientale ed economica è grazie all’inefficienza della politica regionale caratterizzata da un approccio in continua emergenza, dove di strutturale c’è ben poco e in continua sottomissione verso i signori del petrolio anziché verso il proprio popolo.
Il popolo aspetta risposte precise.
Gianni Leggieri
Capogruppo M5S Basilicata