Quella degli usi civici è una situazione che affonda le radici nel medioevo ed ha visto i primi interventi normativi poco prima dell’Unità d’Italia, quando è avvenuta la ripartizione demaniale delle terre per i meno abbienti. Si tratta di una questione che negli anni è stata accompagnata da sistemi normativi e interpretazioni diverse tra loro.
Una materia molto complessa alla quale la regione ha cercato di porre rimedio attraverso la L.R. 57/2000 e successive modifiche del 2008. La legge regionale aveva l’obiettivo di dare finalmente attuazione alla vigente legislazione italiana (L.N. 1766/1927), la quale tende alla “liquidazione” (cancellazione) degli usi civici, mediante assegnazione (totale o parziale) di un fondo gravato ai comuni o alle associazioni o mediante concessione di enfiteusi sul fondo (se coltivabile) a favore dei coltivatori meno abbienti del comune.
Tuttavia, come emerso nell’ultima seduta della III Commissione Consiliare Permanente, la L.R. 57/2000 ha disatteso completamente le aspettative e per questo la Giunta Pittella ha deciso di apportarvi nuovi correttivi. Pare che nel corso di questi 17 anni non pochi amministratori locali abbiano interpretato le disposizioni normative in maniera errata e arbitraria, introducendo ulteriori elementi di confusione e di conflitto tra interessi pubblici e privati. Ne è scaturita una fittissima serie di contenziosi tra le amministrazioni comunali e coloro che occupavano i terreni: spesso perchè, anche a detta dei competenti dirigenti regionali, la quantificazione dei canoni che i comuni dovevano (e devono) riscuotere dagli occupatori dei terreni gravati da usi civici, risultava, in molti casi, essere stata “gonfiata”, ovvero sovrastimata.
Andando a ritroso nel tempo, se rileggiamo le dichiarazioni rilasciate da alcuni politici regionali, ci accorgiamo che ben poco è cambiato e che le criticità e i dubbi sulla gestione e sistemazione degli usi civici in Basilicata sembrano riproporsi in maniera ciclica. Erano difatti proprio Marcello Pittella e Franco Mollica, avvicendatisi alla presidenza della Terza Commissione, a dare interpretazioni diametralmente opposte sull’obbligo di pagamento per gli occupatori dei terreni gravati da usi civici anteriormente al 1927. Pittella fu addirittura firmatario nel 2011 di una interrogazione nella quale stigmatizzava una (presunta) non corretta applicazione delle norme regionali da parte dei comuni.
Proprio su questo aspetto si è soffermato il Garante del Contribuente audito dalla terza commissione, Dott. Antonio Zotta, secondo il quale anche la nuova proposta di legge della giunta non coglierebbe nel segno, lasciando sostanzialmente intatte le criticità “storiche” che, nel frattempo, hanno alimentato migliaia di ricorsi e contenziosi tra cittadini e comuni.
Occorre in questo momento procedere con la massima prudenza e accortezza nell’approvazione della norma, al fine di rendere la regolazione di una vicenda, complessissima nei suoi molteplici aspetti, univoca e scevra da interpretazioni arbitrarie. Perpetuare gli errori e le leggerezze del passato farebbe scaturire una vera e propria battaglia legale che potrebbe costare caro alle già sofferenti casse delle amministrazioni comunali con inevitabili conseguenze su quelle regionali. Dovrebbe indurre alla cautela e far riflettere la recente sentenza della Corte dei Conti che ha condannato alcuni ex amministratori del Comune di Tursi: pronuncia che è la plastica dimostrazione del corto-circuito normativo e amministrativo in materia di usi civici. Protagonista quello stesso Comune di Tursi al quale sono stati prontamente accreditati dalla Regione ben 600 mila euro con l’ultima legge di stabilità regionale per far fronte ad una grave situazione di disequilibrio finanziario.
Gianni Perrino
Portavoce M5S Basilicata – Consiglio Regionale