Senza entrare nel dettaglio di una vicenda che ha assunto toni sempre più controversi, è chiaro che la notizia del ridimensionamento dell’ospedale di Tinchi – alias distretto d’eccellenza – non sia solo una questione di un singolo paese che chiede il mantenimento di una struttura che da circa trent’anni esercita un servizio pubblico per la comunità, con un bacino di utenza di più 100.000 abitanti e una posizione riguardevole per efficienza e servizi offerti.
In gioco non sarebbe “solamente” il diritto alla salute dei cittadini, ma soprattutto la realizzazione dell’uguaglianza sostanziale che comporta, come è espressamente disposto dall’articolo 3 della Carta Costituzionale, il dovere dello Stato di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori alla organizzazione politica, economica e sociale del paese.
Questo significa riconoscimento di diritti sociali, cioè riconoscere e assicurare a ciascuno le prestazioni pubbliche necessarie per il raggiungimento di livelli minimi di esistenza civile. Questi diritti sono attribuiti al cittadino, non come individuo isolatamente considerato, ma come componente di un gruppo sociale che affida allo Stato la tutela del proprio benessere e dei propri interessi.
Pertanto, sebbene la situazione complessiva della sanità lucana appare complessa e manifesta una notevole carenza di risorse, come peraltro sottolineato dall’Assessore regionale Martorano ieri, ciò non giustifica in nessun modo la spinta ad operare univocamente nel segno della razionalizzazione e della riorganizzazione aziendale giungendo addirittura ad annoverare episodi di accanimento, di incertezza decisionale e di scontro, come dimostrano i fatti accaduti a Tinchi.
I cittadini, i dipendenti della struttura e noi tutti chiediamo unione, conoscenza e chiarezza dei fatti; chiediamo di fare fronte comune nella partecipazione alle decisioni pubbliche, soprattutto quando si parla di salute e di diritti fondamentali ed essenziali che spettano ad un cittadino- utente di un servizio e non cliente di un’azienda–stato . Tutte cose, del resto, che in un Paese che si rispetti accadono quotidianamente senza eccessivo spreco di tempo, risorse e pubblico denaro.