Questa mattina, si sono riunite in seduta congiunta II e III Commissioni Consiliari Permanenti, con all’ordine del giorno, l’audizione dell’Amministratore Unico del Consorzio Industriale della provincia di Potenza, ente notoriamente in condizioni di perdurante agonia ormai da anni. Dall’audizione è emerso un quadro tutt’altro che rassicurante.
Benché alcuni passi avanti siano stati fatti, in termini di riduzione dei costi del personale dirigente e di tariffa di acquisto dell’acqua grezza da trattare e trasferire alle varie aree industriali del territorio, gran parte delle criticità strutturali restano ancora irrisolte. Ancora oggi, nonostante il metro cubo di acqua venga acquistato ad un prezzo di 0,04 euro (precedentemente si arrivava a pagarlo anche 0,39 euro), i costi per il suo trattamento e l’erogazione superano gli 0,23 euro, prezzo al quale viene pagato dalle aziende. Nell’area industriale di San Nicola di Melfi, si continua ad incassare meno di quanto si spende (in passato Il Consorzio è arrivato per la sola SATA a rimetterci circa 400.000 euro all’anno), mentre in quella di Balvano, a detta di un dirigente che ha accompagnato l’Amministratore Unico, si arriva addirittura a spendere circa 3 euro al metro cubo (incassandone solo 0,23!) a causa di un sistema di trattamento e sollevamento acqua assolutamente inefficiente e dispendiosissimo dal punto di vista della bolletta energetica. Altra grossa criticità è l’elevato costo del personale che ammonta a circa 2.550.000 euro all’anno per 47 dipendenti.
Ne risulta un costo medio del personale che, al netto del costo dei dirigenti (5 in tutto), si aggira intorno ai 40.000 euro per ciascun dipendente. Oggi si sostiene che non sarebbe possibile intervenire, a causa della presunta impossibilità di mettere mano ai contratti di lavoro: tecnicamente non è così, ma quando queste persone venivano (allegramente) assunte dalla classe politica, senza il benché minimo rispetto di principi di trasparenza, pari opportunità, efficienza, economicità, era così difficile immaginare che prima o poi sarebbe scoppiato il bubbone dei costi insostenibili dell’ennesimo carrozzone lucano? Il tanto magnificato piano di risanamento, previsto dalla legge regionale (l’ennesima presunta “riforma” approvata da quasi due anni), sempre a detta del dirigente del Consozio ASI di Potenza, resta incagliato negli uffici della Regione. A nulla sono serviti i circa 40 milioni di euro ricevuti negli ultimi anni dal Consorzio ASI ed a carico del bilancio regionale.
Insomma, le luci, rispetto alle ombre, continuano ad essere ancora troppo flebili e di questi tempi, con l’economia che si avvita su sé stessa, la disoccupazione galoppante e la povertà di sempre più nuclei familiari, non è più tollerabile che il Governo regionale continui a fare melina, perdendo mesi preziosi e vanificando ogni possibilità di rilancio e di sviluppo basato sulla riconversione industriale verso un modello ambientalmente sostenibile. E’ irresponsabile mantenere in vita enti pubblici che non funzionano e che dilapidano carrettate di milioni di denaro pubblico: urge mettere fine all’interminabile sequela di errori che sono stati inanellati nel tempo, senza soluzione di continuità, anche da Pittella. Errare humanum est, perseverare autem Pittellum.
Gianni Perrino
Portavoce M5S Basilicata – Consiglio Regionale