Renzi chiama e chiede? Pittella e i pittelliani, in preda ad un irrefrenabile riflesso pavloviano, rispondono sempre di sì. Che importa se a pagare le conseguenze di questa cieca e prona obbedienza sono i lucani e la Basilicata? E’ il caso della delibera n°1000 del 2 settembre scorso (ancora irreperibile sul portale ‘Amministrazione trasparente’) con la quale la Giunta Pittella ha concesso all’inceneritore Fenice di San Nicola di Melfi di continuare, ancora per un anno, ad emettere una quantità superiore dell’80% rispetto ai limiti previsti dal Codice dell’Ambiente dei pericolosi inquinanti quali gli ossidi di azoto (NOx): al posto del limite massimo di 100 mg/Nmc fissato dal Codice dell’Ambiente, Fenice potrà continuare ad emettere, fino a dicembre 2016, 180 mg/Nmc, come previsto dall’AIA del 2008, peraltro scaduta a dicembre 2014. Eppure gli ossidi di azoto sono gas pericolosi per la salute e l’ambiente: l’ NO2, ad esempio, provoca patologie respiratorie e polmonari e danni alle piante, riducendo la loro crescita o determinandone talvolta la necrosi. Per il biossido di azoto l’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) raccomanda il limite guida orario di 200 µg/mc, mentre la soglia massima per la media annuale è 40 µg/mc.
La deroga concessa dalla Giunta è stata possibile grazie ad una “polpetta avvelenata” contenuta nell’ennesimo decreto Milleproroghe varato dal governo negli ultimi giorni del 2015. Tuttavia, per poter godere dell’ennesima norma “ad aziendam”, Fenice avrebbe dovuto soddisfare alcune condizioni che, dopo un’attenta analisi dei procedimenti amministrativi, sembrano esser state affrontate in maniera del tutto approssimativa e molto superficiale. Non risulterebbe, infatti, che Fenice abbia chiesto il rinnovo dell’AIA entro i termini previsti, essendosi limitata a richiedere la deroga ai nuovi (e più restrittivi) limiti di emissione degli ossidi di azoto, motivando il tutto con la necessità di adeguare gli impianti, apportando graduali ma consistenti modifiche ai sistemi di combustione entro la fine del 2016, sulla base di un preciso cronoprogramma.
Nel frattempo, nell’ambito di una conferenza di servizi conclusasi nel febbraio, gli enti interessati (Comune di Melfi, ASI, ASP e ARPAB) hanno espresso tutti parere favorevole, pur dettando prescrizioni aggiuntive e adempimenti a carico di Fenice. L’attenta disamina dell’evidenziato iter amministrativo fa emergere, però, alcuni dubbi: ad esempio, come mai la delibera di giunta arrivi quasi sei mesi dopo la chiusura della conferenza dei servizi. E poi, ancora: prima del rilascio della deroga, il Dipartimento Ambiente ha accertato il rispetto da parte di Fenice delle prescrizioni della “vecchia AIA”? Chi sta controllando l’ottemperanza di Fenice al cronoprogramma di lavori di adeguamento della Centrale Termica? ARPAB e gli uffici regionali stanno verificato il rispetto delle ulteriori prescrizioni imposte a Fenice e scaturite dalla conferenza di servizi? In una regione che, seppur a parole, vorrebbe dire addio all’incenerimento dei rifiuti, è fondamentale maggiore chiarezza su una vicenda che riguarda un impianto altamente impattante, epicentro di un processo per disastro ambientale che vede imputate ben 20 persone (tra cui l’ex direttore e l’ex coordinatore provinciale dell’Arpab, Vincenzo Sigillito e Bruno Bove).
Una volta tanto, Pittella e maggioranza si sforzino di essere coerenti dando davvero attuazione a quanto previsto dalla legge regionale “Rifiuti zero”, in attesa del nuovo piano regionale dei rifiuti.
Errata corrige.
Ci preme precisare che il provvedimento della Giunta non riguarda l’impianto di incenerimento, bensì la centrale termoelettrica. Ci scusiamo per l’errore a livello comunicativo, indotto, tra l’altro, dalla medesima denominazione (Fenice s.p.a.), fermo restando che il contenuto dell’interrogazione depositata rimane invariato.”
Gianni Leggieri
Gianni Perrino
M5S Basilicata – Consiglio Regionale