Ma stende il tappeto rosso all’E.G.R.I.B, un nuovo “carrozzone” regionale?
Pittella taglia un (piccolo) ramo secco? Ma contemporaneamente ne aggiunge un altro di ben altre dimensioni? Sembrerebbe di sì. Ieri la I^ Commissione consiliare ha approvato la cessione della piccola partecipazione (1,15%) detenuta dalla Regione Basilicata in Lucandocks S.p.A.. Si tratta di una società mista (partecipata da privati e da enti pubblici tra cui la Camera di Commercio di Potenza) costituita con lo scopo di portare avanti a livello operativo la realizzazione dell’interporto di Tito, un progetto già lanciato alla fine degli anni ‘80 che si è stancamente trascinato negli anni alla ricerca di fondi per la sua realizzazione.
Nata nel 1996, dopo aver ottenuto un finanziamento pubblico di 8,5 milioni di euro, base economica alla quale si sarebbero aggiunti investimenti raccolti dalla società, il progetto si è arenato definitivamente nel 2009: la magistratura amministrativa confermava la revoca dell’assegnazione dei terreni sui quali sarebbe sorto l’interporto di Tito, revoca disposta dall’ allora commissario dell’Asi di Potenza, Ernesto Navazio. Dal 2006, nonostante il fallimento del progetto, la Regione Basilicata continuava a detenere l’1,15% del capitale di Lucandocks (€ 2.029.608,6) pari a € 23.410,92. Quanto vale la partecipazione in una società inattiva? Poco o nulla! Ancora una volta, soldi pubblici sprecati in un progetto “fantasma”: una relazione della Corte dei Conti aveva già evidenziato che nel 2012 Lucandocks S.p.A. aveva scaricato anche sulla Regione Basilicata una perdita di 41.237,00 Euro. Pittella chiude la stalla ma, al solito, i buoi sono scappati… da un pezzo!
Se, da una parte, si dismette una partecipazione in una società inattiva da tempo, dall’altra si crea un altro ente che trarrà sostentamento solo dalle finanze regionali. Un altro carrozzone regionale a spese dei cittadini? Probabilmente sì. Pittella aveva provato a varare l’E.G.R.I.B., “Ente per il governo e la pianificazione dell’uso della risorsa idrica della Basilicata” (nome che ricorda molto gli enti creati in epoca fascista), già nel corso dei lavori notturni per l’approvazione della legge di stabilità regionale 2015.
Per le proteste dell’opposizione, Pittella aveva dovuto desistere ed era stato costretto a rimandare il progetto al vaglio delle commissioni consiliari competenti. Il compito dell’EGRIB sarà quello di “supportare la Regione nella programmazione, pianificazione, regolazione e vigilanza delle attività afferenti il complesso sistema idrico regionale”. Sono previsti un amministratore unico ed un revisore dei conti, il resto del personale arriverà dagli uffici regionali o dalle società controllate e partecipate dalla Basilicata. La dotazione economica di partenza sarà di € 200,000. Ma abbiamo davvero bisogno di questo ulteriore Ente? Perchè non ottimizzare le risorse già a disposizione come ad esempio i 136 dipendenti interni e 37 collaboratori esterni del Dipartimento Ambiente e Territorio?
Che dire di Acqua S.p.A, ente che nel 2013 ha registrato una perdita di € 132.983 euro, che tra le sue finalità e compiti ha quelli di fornire servizi avanzati di supporto decisionale e di programmazione?
Infine, c’è anche Acquedotto Lucano S.p.A società di gestione del Servizio Idrico Integrato, ovvero la gestione del vero petrolio lucano (distribuzione, fognatura e depurazione, la commercializzazione): l’oro blu, l’acqua.
Creare l’ennesimo contenitore pubblico (potenziale ricettacolo per le tanto amate clientele), per discutere di aspetti importantissimi per i lucani come il nuovo accordo di programma per la fornitura dell’acqua alla Regione Puglia ed il recupero dei consistenti crediti maturati nei confronti di quest’ultima: questa è la (trita e stantia) ricetta di Pittella.
Pittella reitera metodi fallimentari del passato e rischia di provocare ulteriori danni e beffe alla nostra regione, la maggiore produttrice di “oro blu” (acqua grezza) dell’Italia Meridionale con 1 miliardo di metri cubi all’anno destinati ad usi plurimi: civile, industriale, agricolo.