Che fossero tempi grami, difficilissimi chi non dispone di notevoli ricchezze o non ha rendite cospicue, lo sappiamo, purtroppo, fin troppo bene.
Ma che anche solo per visionare un qualsiasi atto amministrativo del Comune di Matera (per esempio: una pratica o concessione edilizia, una domanda per l’esenzione dal ticket della mensa scolastica, ecc.) si fosse costretti a versare preventivamente nelle casse comunali ben 50 euro a pratica (70 euro per più pratiche), è veramente il colmo! Lo prevede la tabella allegata alla delibera del Commissario Prefettizio n. 157 del09/04/2010.
Insomma, alcuni basilari diritti, come quelli alla trasparenza amministrativa ed alla verifica dell’imparzialità e della correttezza degli uffici comunali, sono esercitabili dai cittadini solo se si dispone di risorse finanziarie c.d. “cash”, liquide e cospicue.
Dopo qualche approfondimento, è saltata fuori la verità: i 50 euro (o i 70 euro) son soldi che il Comune di Matera non poteva chiedere dai cittadini per l’accesso (visione e/o estrazione di copia) degli atti amministrativi di loro interesse. Somme indebite che andrebbero, ora, restituite a chi le ha pagate (magari con qualche difficoltà, sottraendole dal suo esangue portafogli di capofamiglia monoreddito e con famiglia a carico).
E chi lo dice che andrebbero restituite? Senza scomodare la Costituzione (articolo 23), lo dice, ad esempio, la Commissioneper l’accesso ai documenti amministrativi (istituita dall’art. 27 della L. 241/1990, presieduta dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e composta, tra gli altri, da parlamentari e professori universitari). Nella seduta del 13 settembre 2011, la Commissione ha ribadito che i diritti di ricerca e visura “devono essere equi e non esosi, in quanto la richiesta di un importo elevato costituisce un limite all’esercizio del diritto (soggettivo) di accesso” agli atti amministrativi, anche comunali.
La Commissione ha inoltre chiarito che “somme di euro 50,00 o euro 70,00 a seconda del numero delle pratiche” (…) “sono da ritenersi illegittimi, in quanto si atteggiano a irragionevole e sproporzionata misura volta a scoraggiare l’accedente dall’esercitare un diritto soggettivo”. E perentoriamente conclude: “Illegittima è anche la richiesta di versamento indipendentemente dal numero dei documenti richiesti e dall’esito dell’istanza di accesso. Ciò si pone in netto contrasto con l’art. 25, comma1 della legge n. 241 del 1990 secondo cui “l’esame dei documenti è gratuito. Il rilascio di copia è subordinato soltanto al rimborso del costo di riproduzione (…). “Ne consegue che i costi indicati si atteggiano a irragionevole e sproporzionata misura volta a scoraggiare l’accedente dall’esercitare un diritto soggettivo”.
Da segnalare che, dopo più di due anni e mezzo ed dopo le vibrate proteste di qualche cittadino, l’Amministrazione Comunale di Matera si sarebbe decisa a provvedere, con propria delibera di Giunta del 25 settembre 2012, a cancellare i 50 o 70 euro richiesti indebitamente per l’esercizio dell’accesso agli atti da parte dei cittadini. Ora, per chiudere felicemente (per i cittadini) la vicenda, al Comune non resta che rimborsare le somme pagate dai cittadini nei due anni e mezzo precedenti. Per facilitarne la richiesta di rimborso, i cittadini interessati possono scaricare dai siti www.basilicata5stelle.it, www.materacambia.it o http://www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/matera/ il modello, compilarlo in duplice copia e consegnarlo (o spedirlo anche via mail certificata) al protocollo del Comune di Matera. Perché l’accesso agli atti ritorni ad essere diritto intangibile e garantito per tutti: non solo per chi può permetterselo.