Abbiamo presentato un’interrogazione al presidente della Giunta regionale, Vito Bardi, e all’assessore al ramo, in cui chiediamo di conoscere quali iniziative si intendano adottare in merito alla procedura di gara, indetta dalla Stazione Unica Appaltante della Regione Basilicata (SUA-RB), per l’affidamento del servizio di sorveglianza archeologica durante i lavori di realizzazione di opere necessarie per l’adduzione e la distribuzione irrigua relativamente al completamento dello schema Basento-Bradano.
In una nota inviata il 15 gennaio scorso alla SUA-RB, l‘Associazione Nazionale Archeologi (ANA) ha evidenziato una serie di criticità nell’affidamento del servizio di sorveglianza archeologica e riferite propriamente sia agli elenchi professionali che alla determinazione del compenso e alle specifiche specializzazioni richieste. La Legge n. 110 del 2014 in materia di istituzione degli elenchi nazionali dei professionisti dei beni culturali, prescrive che l’iscrizione dei suddetti professionisti negli elenchi nazionali non è obbligatoria e l’assenza dei professionisti, e in questo caso di archeologi, dai medesimi elenchi non preclude in alcun modo la possibilità di esercitare la professione. Risulterebbe, pertanto, illegittimo richiedere tale iscrizione come prerequisito per l’affidamento del servizio in esame.
Secondo l‘Associazione Nazionale Archeologi (ANA) l’importo non sarebbe assolutamente proporzionato alle mansioni da svolgere e risulterebbe ‘svilente’ nei confronti delle figure professionali coinvolte. La SUA-RB avrebbe erroneamente ritenuto che l’area interessata dai lavori non presenti siti di interesse archeologico e che la possibilità di ritrovamenti sia bassa, stabilendo che le attività che andranno a svolgere gli archeologi fronte scavo sarà solo un’attività di attesa/sorveglianza e non attività di recupero reperti. Secondo la succitata Associazione, il lavoro di sorveglianza archeologica è un’attività che richiede competenze adeguate e che il termine ‘attesa’ è completamente inadeguato, fuorviante ed offensivo per la categoria. La nostra Carta fondamentale, all’art. 36, sancisce che il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro. Al riguardo, la retribuzione prevista per la figura professionale dell’archeologo risulterebbe inadeguata alla prestazione lavorativa richiesta.
Nella determinazione dirigenziale n. 265/2020 per l’affidamento del servizio di sorveglianza archeologica, è richiesta solamente la figura di archeologi specializzati, pari alla I Fascia. Tale richiesta risulterebbe abnorme e discriminante. Infatti, il DM n. 244/2019 stabilisce che le attività di assistenza archeologica in corso d’opera non prevedono obbligatorietà di possesso di dottorato e scuola di specializzazione, ancora di più se tali attività sono da svolgersi mediante il coordinamento di un professionista di I fascia, così come previsto dalla procedura. Siamo fiduciosi che in considerazione della nostra interrogazione, si valutino adeguatamente le criticità pervenute da parte di ANA.
I Consiglieri regionali del MoVimento Cinque Stelle
Gianni Leggieri
Carmela Carlucci
Gianni Perrino