La spaccatura della Comunità del parco regionale del Vulture, organo di gestione del neonato Ente, alla quale abbiamo assistito anche nelle Commissioni Prima e Terza del Consiglio regionale è conclamata e deve fare riflettere. Da un lato abbiamo i tre sindaci “dissidenti” di Melfi (Livio Valvano), Rionero in Vulture (Di Toro) e Ripacandida (Giuseppe Sarcuno). Dall’altro i sindaci che si sono candidati alla presidenza del Parco regionale del Vulture e si sono fatti votare, in maniera molto discutibile, con delega qualche settimana fa. Parliamo dei sindaci di Atella (Petruzzelli), di Barile (Murano), di Rapolla (Cristofaro), di San Fele (Sperduto) e di Ruvo del Monte (Metallo). Il metodo dell’autocandidatura non ci convince affatto. Ha beffato altre persone che hanno risposto all’avviso pubblico del luglio scorso, pubblicato dalla regione Basilicata. Tra i curricula dei trombati risultano alcuni degni di considerazione, con l’indicazione di competenze ed esperienze nell’ambito previsto dall’avviso pubblico.
Fa passare un messaggio deleterio per l’intero Vulture, dimostrando prima di ogni cosa un attaccamento smisurato verso la poltrona senza tener conto delle capacità e competenze per guidare un Ente così importante come il Parco Naturale Regionale del Vulture. Nell’audizione dei sindaci avvenuta nelle commissioni consiliari congiunte speravamo in un passo indietro dei sindaci autocandidatisi. Speravamo in un atteggiamento più umile e collaborativo. Siamo stati delusi. Così come siamo delusi dalle referenze curriculari che speravamo di trovare nei curricula dei primi cittadini di Atella, Barile, San Fele, Ruvo del Monte e Rapolla. Alcuni di loro sono sulla “cresta dell’onda” politica locale da circa trent’anni (i risultati sono sotto gli occhi di tutti in termini di sviluppo mancato per il Vulture). I curricula dei cinque sindaci parlano chiaro. Nessuna esperienza gestionale in materia ambientale. Nessun master in diritto ambientale. Un solo laureato tra i sindaci in questione: l’Architetto Michele Metallo, sindaco di Ruvo del Monte. L’art. 18 dello statuto dell’ente Parco è stato interpretato dai sindaci in questione in maniera molto elastica. La norma richiamata richiede, per essere designati alla carica di presidente del Parco, la conoscenza del territorio e le sue problematiche e l’essersi distinti per l’attenzione nella tutela ambientale. Non ci sembra che i sindaci di Atella, Barile, San Fele, Ruvo, e Rapolla presentino i requisiti richiesti.
Bene ha fatto il comitato Pro-Parco a presentare istanza di annullamento in autotutela, rifacendosi anche a una sentenza del Consiglio di Stato (Sez. VI del 10 settembre 2007, n. 4749) che recita: (…) quanto all’aver ricoperto l’incarico di Sindaco si tratta di carica politica che comporta il variegato impegno per i più disparati interessi che coinvolgono la comunità locale ed il territorio su cui essa è insediata, ma che in alcun modo esprime una specificità e peculiarità di impegno stabile e significativo per la protezione dell’ambiente, requisito indispensabile per poter aspirare alla nomina a Presidente di parchi e di riserve naturali regionali, così come tra l’altro previsto dalla L.R. n. 28, 20 novembre 2017.
Il territorio del Vulture ha subito negli ultimi venticinque anni veri scempi ambientali e non ci risulta che i sindaci che oggi ambiscono a guidare il Parco del Vulture, da decenni negli enti locali, abbiamo brillato per attaccamento verso il territorio, mentre le cave divoravano il territorio ai piedi del Monte Vulture, gli inceneritori venivano impiantati con le loro ciminiere ingombranti ed i laghi di Monticchio venivano abbandonati facendo posto a degrado e sciatteria. Crediamo che si giunto il momento di dire basta a chi intende farsi beffe di una delle aree più importanti della Basilicata e con fare strafottente vuole prendere in giro i lucani.
Auspichiamo che la Prima Commissione consiliare, sede naturale del dibattito sulla presidenza del Parco del Vulture, adotti tutti i provvedimenti idonei affinché la rosa dei candidati venga rivista e che i sindaci autocandidati facciano un esame di coscienza e ritirino le loro candidature, lavorando al servizio delle loro comunità.
Gianni Leggieri
Carmela Carlucci
Consiglieri Regionali M5S Basilicata