Abbiamo più volte sottolineato le conseguenze negative che la pandemia ha portato nelle nostre vite. Tuttavia, questo grande cambiamento ci ha costretto a fare alcune riflessioni sui nostri stili di vita e su alcune abitudini e condotte che si potrebbero correggere.
Basti pensare al fatto che l’emergenza ha imposto nuove modalità di lavoro, soprattutto per quanto riguarda quelli prettamente di ufficio. Si sono valorizzati concetti come smart working e telelavoro che fino a poco tempo fa erano sfruttati in maniera marginale. La possibilità di lavorare attraverso queste modalità potrebbe avere impatti significativi sulla mobilità dei grandi centri urbani, aprire nuove prospettive sul ripopolamento dei piccoli borghi e privilegiare nuovi stili di vita. Le grandi compagnie stanno pensando seriamente di rimodulare la loro organizzazione interna. Twitter ha già fatto trapelare che non si opporrà agli impiegati che sceglieranno di lavorare da casa.
Una seria riflessione dovrà farla anche la pubblica amministrazione che, con le sue molteplici ramificazioni e grazie all’aiuto della tecnologia sempre più avanzata, potrebbe rivedere la sua organizzazione.
Un esempio di come si potrebbe semplificare partendo dalle piccole cose ci è stato posto negli ultimi giorni da alcuni cittadini che stanno tentando di rinnovare il loro kit di firma digitale scaduto durante i giorni del lockdown.
La Firma Digitale è l’equivalente informatico di una firma autografa apposta su carta e ha il suo stesso valore legale. La sua funzione è quella di garantire autenticità, integrità e validità di un documento. Lo strumento è necessario per la partecipazione ai bandi e per la compilazione di documenti digitali.
La Regione Basilicata negli scorsi anni ha avviato una campagna per mettere a disposizione di tutti i cittadini residenti nel territorio lucano un servizio di firma digitale, tutto in ottica di semplificazione delle procedure di digitalizzazione dei servizi. Come riportato sul sito dedicato, la campagna di distribuzione si è conclusa: in quasi 4 anni sono stati distribuiti 45.000 kit ai Cittadini lucani che ne hanno fatto richiesta. Ad oggi, in attesa dell’avvio di un nuovo progetto, è ancora possibile rinnovare i certificati di firma digitale già rilasciati dalla Regione Basilicata scaduti o in via di scadenza.
Il paradosso burocratico che complica le cose in un periodo di per sé già molto difficoltoso è che il rinnovo dei certificati può avvenire solo fisicamente presso gli uffici regionali preposti (c.d. “Sportelli Spring”) che effettuano il rilascio della nuova firma digitale remota (Namirial) e l’assistenza sui dispositivi di firma digitale rilasciato su token USB. Una situazione che ha portato a creare lunghe code nei pressi di questi uffici e che elaborano un numero limitato di pratiche dovendo fronteggiare i protocolli di sicurezza sanitaria.
È evidente che questa situazione mette inutilmente a rischio sia i cittadini sia gli operatori addetti al front office. Allora perché non semplificare le procedure di rinnovo dei certificati digitali utilizzando canali telematici appositamente creati? Non dovrebbe essere complicato visto che è possibile utilizzare i canali telematici per la riattivazione o la sospensione del dispositivo.
Invitiamo i dirigenti degli uffici regionali responsabili dell’amministrazione digitale a dare direttive per semplificare ed evitare inutili complicazioni, soprattutto in questa fase.
Il digital divide si abbatte a volte anche con il buonsenso.
Altrimenti la semplificazione e la digitalizzazione rischierebbero di trasformarsi in rognosa burocrazia 2.0!
Gianni Perrino
Gianni Leggieri
Carmela Carlucci
Movimento 5 Stelle Basilicata – Consiglio Regionale