Prassi stagionale ben consolidata vuole che, proprio nei giorni più caldi dell’anno, quando la gente decide di staccare la spina per godersi un pò di (meritata) vacanza, giungano agli ignari cittadini “regalini” quanto mai inaspettati. Nella giornata del 9 agosto scorso ha iniziato a circolare una notizia che ha destato molta preoccupazione tra le popolazioni di Puglia e Basilicata: l’arrivo nel Porto di Taranto di una nave statunitense con un carico di 53mila tonnellate di pet-coke, un materiale tra i più tossici e cancerogeni esistenti, prodotto di scarto della filiera petrolifera.

Nel corso della nostra attività consiliare abbiamo spesso incrociato la pericolosissima strada del “pet-coke”, soprattutto in merito alle attività del laterificio Ila Valdadige e del cementificio Italcementi S.p.a, entrambi situati nelle immediate vicinanze di Matera. Stando a quanto dichiarato dal Consigliere Regionale pugliese, Gianni Liviano, il pericoloso carico di pet coke sarebbe destinato proprio alla cementeria materana.

Per chi ancora non lo sapesse,  ricordiamo che Italcementi, come combustibile per il forno di produzione del cemento, è già autorizzata dal 2010 ad incenerire fino a 12 mila tonnellate all’anno di rifiuti plastici, pneumatici fuori uso, imballaggi di plastica, componenti di macchine e veicoli, fluff (residui della frantumazione di veicoli). Non sazia di cotanta monnezza, Italcementi nel maggio del 2013 ha richiesto di quintuplicare (portandola a 60 mila tonnellate all’anno) la quantità di rifiuti da incenerire come combustibile. Nel 2015, Italcementi ha pure presentato un’integrazione dalla quale si evince quanto sia importante il “pet-coke” come combustibile per la cementeria:

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Riteniamo sia fondamentale fare chiarezza sulle attività di Italcementi S.p.A vista l’ingente quantità di pet coke che si appresta ad immagazzinare. Solo qualche anno fa il Pet coke era considerato un rifiuto da smaltire, ma il Governo Berlusconi II introdusse la possibilità di utilizzarlo come combustibile seppur a determinate condizioni come il non superamento di determinati limiti di contenuto di zolfo. Il pet-coke va movimentato con estrema cura per evitare di sollevare polveri che potrebbero essere inalate con gravi rischi per la salute; per tali motivi, il trattamento (carico, scarico e deposito) del pet-coke deve seguire le regole dettate dal decreto del Ministero della Sanità (28-4-1997) concernente il trasporto di sostanze pericolose.

Siamo quindi di fronte ad una situazione delicatissima per la tutela della salute dei cittadini di Matera che rende necessario anche un preventivo e accurato studio sull’impatto sanitario del progetto da autorizzare (c.d. “Valutazione Impatto Sanitario”).

La tanto decantata Capitale Europea della Cultura 2019 merita molto di più e molto meglio delle 53 mila tonnellate di scarti petroliferi. Nel frattempo abbiamo chiesto alla Giunta Pittella di chiarire con urgenza gli aspetti oscuri che si addensano su questa enorme e pericolosa montagna di pet-coke. Occorre innescare anche a Matera un processo di progressivo abbandono delle fonti fossili a vantaggio di quelle rinnovabili: la transizione verso un’economia davvero verde può cominciare solo rimettendo al centro delle decisioni politiche la tutela dell’ambiente e, conseguentemente, della salute dei cittadini.

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Gianni Perrino
Portavoce M5S Basilicata – Consiglio Regionale

 

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