Nel cuore della Provincia di Potenza, in Val d’Agri, il Texas italiano, si estrare petrolio a ritmo di 85mila barili al giorno, grazie a una quarantina di pozzi e una rete di 100 chilometri di condotte sotterranee per il trasporto dell’olio estratto dal COVA di Viggiano verso la raffineria Eni di Taranto.
La nostra piccola Basilicata (appena 575 mila abitanti) copre ben l’8 per cento del fabbisogno nazionale, ma è agli ultimi tra le regioni italiane ed europee per disoccupazione e sviluppo. Tra istanze di permessi di ricerca, di coltivazione e di concessioni, oltre il 70% del nostro territorio è interessato dalla questione petrolio.
In base a questi dati, la contropartita dovrebbe essere quella di trovarci dinanzi a una regione ricchissima, dove non esiste il problema povertà e disoccupazione, il cui territorio dovrebbe essere considerato quale meta ambita in cui trasferirsi. E invece viviamo in una Regione fanalino di coda per disoccupazione e sviluppo, dove negli ultimi 10 anni il 10% della popolazione è andato via a rifarsi una vita altrove.
Non esiste un comune della Basilicata che non abbia a che fare con il dramma dell’impoverimento del proprio territorio. Oramai abbiamo capito che il petrolio è stato più una maledizione che una benedizione. Quello che è successo in Val d’Agri è sotto gli occhi di tutti: un vero e proprio disastro ambientale dove le istituzioni, gli organi di controllo e le compagnie petrolifere hanno giocato un ruolo preciso tra inquinamento, sfruttamento e omertà a danno ci cittadini. E non si senta al sicuro chi vive a chilometri di distanza dalla Val d’Agri perchè l’inquinamento non ha confini. Anche il capoluogo è sotto assedio.
Riguardo alla città di Potenza, già martoriata dall’eolico selvaggio, infatti, oltre ad essere state presentate molte istanze di ricerca di idrocarburi, sono stati già concessi diversi permessi al riguardo. Questo vuol dire che il problema non è se ma quando inizieranno a trivellare all’interno del suo territorio o in quello limitrofo. Si inizia così, come già accaduto in Val d’Agri, un territorio famoso più per l’inquinamento dei suoi fiumi, dei suoi invasi e dei suoi terreni che per la prosperità ottenuta dal petrolio.
I cittadini di Potenza devono sapere che anche il loro comune è interessato dalla questione petrolio. E mentre le compagnie si dividono miliardi di euro di profitti all’anno sul petrolio lucano, i reparti di oncologia dei nostri ospedali si riempiono di nostri familiari, per curare le malattie causate dalle attività impattanti di questo tipo.
Tutto questo è insostenibile. Mentre il mondo intero concentra gli investimenti nella ricerca di energie sostitutive a quelle fossili, il Governo Nazionale, manovrato ancora da Renzi, investe ancora nell’oro nero in maniera spregiudicata. Quindi, ai fratelli potentini dico che purtroppo, anche per loro, è arrivato il momento di svegliarsi dal torpore. Così come oggi il popolo di Brindisi di Montagna è costretto a manifestare e a scendere in strada in difesa dei propri diritti, anche per i cittadini di Potenza oggi è arrivato il momento di lottare anche e soprattutto per il futuro dei propri figli. I più innocenti, i più indifesi, i più meritevoli della nostra reazione.
Gianni Leggieri
Capogruppo M5S Basilicata