Le indagini della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza, comprese quelle recentissime concernenti il clan Riviezzi di Pignola (Pz), coinvolto nell’operazione denominata “Iceberg”, hanno fatto emergere la presenza e l’attività di organizzazioni criminali con ramificazioni su tutto il territorio lucano. Lo scenario, dunque, è tutt’altro che rassicurante e la Basilicata ha bisogno di rafforzare la presenza dello Stato con l’istituzione di altri presidi di giustizia e legalità ed il rafforzamento di quelli già esistenti.
Nell’ultimo Consiglio Regionale è stata votata all’unanimità l’iscrizione all’ordine del giorno della nostra mozione con la quale abbiamo sollecitato l’istituzione qui in Basilicata della DIA (Direzione Investigativa Antimafia). Assistiamo, in queste ore alle bizzarre prese di posizione di chi fa della liturgia della vecchia politica ancora un metodo di lavoro e l’ossigeno vitale per le proprie uscite sulla stampa. Propaganda su propaganda. Qualche esponente del centrosinistra lucano e nazionale suggerisce di creare delegazioni che dovrebbero raggiungere la ministra Lamorgese per sollecitarla ad attenzionare la richiesta della DIA in Basilicata. Dove erano questi politici negli anni passati? Come sono intervenuti sul tema del crimine organizzato in regione e quando venivano chiusi i Tribunali? Certi politici sono convinti di vivere ancora nei primi anni del Duemila.
Abbiamo inoltre presentato una nuova mozione urgente al presidente della Giunta Regionale, Vito Bardi, con la quale chiediamo di istituire un tavolo tecnico tra la Regione Basilicata e il Ministero della Giustizia al fine di proseguire una interlocuzione costruttiva per la riapertura del Tribunale di Melfi. Nelle more dell’istituendo tavolo tecnico, chiediamo di dare seguito all’ordine del giorno approvato all’unanimità nella passata legislatura, per garantire la copertura finanziaria necessaria per le spese di utenza in caso di riapertura del Tribunale di Melfi la cui chiusura ha penalizzato e danneggiato non solo il Vulture Melfese Alto Bradano, ma l’intera Basilicata.
Con la soppressione degli uffici giudiziari di Melfi, a seguito della scriteriata rivisitazione della geografia giudiziaria avvenuta nel 2013, tante cose sono cambiate, ma certa “politica” è rimasta la stessa. Oggi, chi non si oppose colpevolmente alla chiusura del Tribunale di Melfi tenta, balbettando, di intervenire sull’argomento. Il Tribunale di Potenza, con la chiusura di Melfi, si è congestionato. I dati parlano chiaro. Non è stato riscontrato alcun risparmio di spesa ma, al contrario, sono aumentati i disagi arrecati ai cittadini, agli avvocati, agli operatori della giustizia e ai testimoni costretti a lunghi spostamenti.
La città di Melfi si trova nell’area più industrializzata della Basilicata e la criminalità organizzata pugliese e campana è stata sempre attratta dagli investimenti che si pianificano lì. Il Vulture-Melfese, come sappiamo, è teatro da decenni di una terribile guerra tra clan mafiosi, con omicidi e casi di lupara bianca. La soppressione del Tribunale di Melfi – scelta infelice e dannosa – è una ferita ancora aperta e occorre un serio impegno per rimarginarla.
Gianni Leggieri
Gianni Perrino
Carmela Carlucci
Gruppo Consiliare M5S Basilicata