Se un cittadino commette un errore e infrange qualche norma viene sanzionato, talvolta anche pesantemente, dall’autorità statale competente. Se è un Gruppo del Consiglio regionale della Basilicata a commettere imperdonabili svarioni nella rendicontazione dei fondi pubblici destinati allo svolgimento dell’attività consiliare, il Gruppo viene dapprima ammonito e poi, in caso di comprovato inadempimento, sanzionato dalla sezione regionale della Corte dei Conti. E’ accaduto al gruppo consiliare regionale della Lega di Basilicata: è stato sanzionato dalla locale Corte dei Conti a restituire circa cinquantamila euro per errori e inesattezze presenti nella rendicontazione 2019.
Ma, da ieri, la maggioranza di Bardi in Consiglio regionale ha deciso che la regola “chi sbaglia, paga” varrà solo per cittadini e imprese, mai per i gruppi consiliari regionali: è stata, infatti, approvata una norma – che non esitiamo a definire inaccettabile e vergognosa – che permette ai gruppi consiliari regionali che sono stati condannati dalla Corte dei Conti di restituire denari pubblici mal amministrati e spesi in comode rate e attingendo ai fondi regionali, ovvero a spese della collettività lucana.
Checché ne dicano i vari queruli giannizzari della maggioranza Coviello e Piro, è un vera e propria sanatoria, quella che è passata in Consiglio regionale con l’articolo 1 della proposta di legge n. 79/2020: una P.d.L. “lenzuolata” di norme disomogenee, male assortite e mal scritte, oltre che mai sottoposte alle competenti commissioni consiliari. Una proposta di legge “omnibus”, spuntata fuori all’improvviso la quale, aggirando l’ordinario iter legislativo, è stata proditoriamente iscritta, con pochissimi giorni di preavviso, all’ordine del giorno dell’ultima seduta di Consiglio Regionale. Un altro perentorio schiaffo alle competenze delle commissioni consiliari, un ennesimo vulnus al rispetto dei tempi e delle procedure previste nel regolamento del Consiglio e, soprattutto, ai diritti e alle prerogative delle minoranze.
Purtroppo la norma “salvabuchi” non è l’unica perla contenuta nella improvvisata P.d.L. “omnibus” partorita ieri dal caravanserraglio di centrodestra: alle 21 circa è stata la volta del Presidente del Consiglio regionale Cicala che, dismessa la veste “super partes”, si è lanciato in uno scomposto intervento di accorata e sbracciata perorazione di un suo emendamento finalizzato a destinare il 30% del gettito delle royalties petrolifere esclusivamente ai comuni facenti parte del c.d. Piano Operativo Val d’Agri.
L’ardore di Cicala si è smorzato quando è apparso evidente che la proposta non trovava il gradimento del resto della sua stessa maggioranza: Vizziello ha chiesto prontamente di ritirare l’emendamento, considerandolo una vera e propria “marchetta” localistica, a favore del territorio di provenienza del Presidente Cicala; ed appare abbastanza evidente che si sia trattato di un tentativo di “marchetta”, se si pensa che il consigliere leghista di Viggiano, in piena emergenza pandemica, ha cercato di sottrarre risorse all’intero territorio regionale per destinarle a chi già gode di sostanziose elargizioni rivenienti dai giacimenti petroliferi. Lo “psicodramma” di Cicala si è consumato sotto gli occhi del silente e imperturbabile ex generale della Guardia di Finanza, Vito Bardi, Presidente della Giunta regionale collegato da remoto.
Ancora una volta la maggioranza che sostiene Bardi ha palesato evidenti contraddizioni e contrasti presenti al suo interno e che scaturiscono da miopi visioni campanilistiche che cercano di piegare gli interessi generali e collettivi dei lucani a vantaggio di ristrette comunità o porzioni del territorio regionale.
Questi sono i meccanismi che pervadono il tessuto politico di una regione che ha deciso scelleratamente di drogare le sue scelte con i proventi delle royalty petrolifere. La pandemia sta esasperando tutte le contraddizioni un sistema che già appariva claudicante. In una regione che continua ad essere umiliata da uno sfruttamento scellerato delle sue risorse siamo costretti ad assistere a simili tristi spettacoli di guerre tra campanili.
Ora, temiamo che arrivi anche il colpo di grazia ai cittadini della Basilicata: dopo decenni di clientelismo sfrenato, dobbiamo fare i conti con la rissosità, l’inconcludenza, l’approssimazione e la totale mancanza di visione e di programmazione dimostrata dalla maggioranza di Bardi e, in particolare, dalla delegazione lucana del “Carroccio”.
Tra le altre marchette della serata, da segnalare quella del cambiamento “in corsa” delle regole per la selezione e la nomina del direttore di ARLAB, l’Agenzia regionale per il lavoro e le transizioni nella vita attiva “LAB”. La Regione Basilicata aveva già avviato in data 10/10/2019 la procedura relativa all’Avviso pubblico n. 244 per la nomina del Direttore Generale della Arlab, ma a tutt’oggi la procedura è bloccata, senza alcuna motivazione. Con la norma approvata dalla maggioranza si allentano di fatto le maglie dei requisiti per poter ricoprire la carica di direttore dell’Arlab: in barba alla procedura in corso. A causa di questa decisione l’attività dell’agenzia sarà limitata ancora per parecchi mesi, non dando inizio, di fatto, al piano di rafforzamento dei centri per l’impiego, e ai bandi di concorso, per cui sono già disponibili diversi milioni di euro, che dovrebbero portare all’assunzione di decine di risorse umane fondamentali per portare avanti le strategie delle politiche attive del lavoro.
La seduta del Consiglio regionale del 4 dicembre 2020 ha dimostrato plasticamente che il cambiamento tanto sbandierato della maggioranza è un cambiamento in peggio, all’insegna di interessi di parte grazie a provvedimenti “last minute” dalla assai dubbia legittimità e conformità costituzionale. Principi di uguaglianza (art. 3 Cost.), di solidarietà (art. 2 Cost.), buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione (art. 97): l’auspicio è che tornino presto a far parte del bagaglio di conoscenze e degli obiettivi della maggioranza di Bardi.
Carmela Carlucci
Gianni Leggieri
Movimento 5 Stelle Basilicata – Consiglio Regionale