– Una breve valutazione politica dell’attività finora svolta dalla Giunta Pittella

Nonostante i continui proclami, sono inesistenti i risultati di quella che Pittella definiva 4 anni fa  la “Rivoluzione democratica”. Basti pensare allo sbandierato “reddito di inserimento”, in realtà un mero rimborso spese collegato alla partecipazione a corsi di formazione e a progetti socialmente utili: una misura annunciata da almeno 3 anni, è diventato il vessillo della più squallida propaganda elettorale negli ultimi mesi della legislatura.

 

– Qual è la maggiore critica che vi sentite di rivolgere al Governatore?

Di sicuro l’atteggiamento troppo remissivo, quasi supino, nei confronti del volere del suo dominus Matteo Renzi, culminato con l’appoggio incondizionato durante la campagna sullo sciagurato Referendum Costituzionale, fortunatamente bocciato dagli italiani. A tanto si aggiunge la sudditanza nei confronti dei Signori del Petrolio ormai sempre più incontrastati padroni del nostro territorio.

 

– Quale, invece, l’elogio?

“Elogio” è eccessivo. Abbiamo accolto favorevolmente la sperimentazione del Frecciarossa che, seppur con i grossi limiti dovuti all’infrastruttura obsoleta, ha dimostrato che in Basilicata c’è un disperato bisogno di avere un sistema di trasporti pubblico all’avanguardia. Siamo curiosi di vedere come va a finire l’annosa questione relativa al completamento della tratta ferroviaria Matera – Ferrandina sulla quale Pittella aveva espresso in consiglio un giudizio “tranchant”.

 

–  Credete che possa funzionare ancora il quadro politico esistente in Regione?

Se per quadro si intende l’insieme di consorterie che hanno fatto il bello e il cattivo tempo negli ultimi 30-40 anni è evidente che più di qualcosa non abbia funzionato. L’interesse pubblico e i beni comuni sono stati costantemente sacrificati in Basilicata da una politica troppo spesso prona rispetto agli interessi particolari, alle filiere clientelari e cerchie di ‘amici’. Il grave gap economico, ma anche sociale e culturale della Basilicata, unitamente alla sistematica aggressione all’ambiente ed al territorio della nostra regione, sono integralmente ascrivibili alla classe politica che ha finora mal governato ma anche alle opposizioni spesso complici o farlocche. Solo la consapevolezza dei cittadini può cambiare questo disastroso status quo.

 

Le opposizioni sono tante, ma disunite. Ci sono margini per un’azione comune in questa coda di legislatura?

Il Movimento 5 Stelle ha sempre appoggiato tutte quelle iniziative che vanno concretamente nella direzione del suo programma e dei suoi valori e delle sue idee.

 

–  La riforma della sanità ha prodotto danni o le attese “razionalizzazioni”?

La riforma del sistema sanitario regionale (SSR) lucano ha finora mostrato solo i suoi aspetti più deleteri, prospettando un ulteriore abbassamento del livello dei servizi sanitari, spesso già carenti (si pensi alle interminabili liste di attesa). Frutto di un’improvvisata interpretazione dell’assurda visione aziendalistica della sanità, il piano di riordino penalizza il diritto dei lucani, soprattutto dei meno abbienti, a poter accedere alle migliore cure disponibili e rischia di incentivare i già numerosissimi “viaggi della speranza”. Insomma, una riforma frettolosa che non cura i veri mali del SSR ma li scarica integralmente sulle spalle dei cittadini. Il tutto sacrificando la concreta realizzazione del diritto (costituzionalmente) garantito alla tutela della salute per rispettare il dogma comunitario della quadratura dei bilanci.

 

–   Il trasporto privato e pubblico è in affanno.

Come ribadito in precedenza occorre offrire ai lucani un sistema al passo coi tempi. Più volte ci siamo occupati del vergognoso stato in cui versano i mezzi del trasporto pubblico locale sovvenzionati lautamente da mamma regione. Massima attenzione si dovrà porre alla gara d’appalto per l’affidamento dei servizi e dei contributi al fine di evitare che nei prossimi anni circolino per le strade mezzi vetusti e pericolosi per l’incolumità dei passeggeri e degli automobilisti. Stessa attenzione si dovrà porre alla solidità economica delle aziende che intendono partecipare ai bandi onde evitare odiosi ritardi nei pagamenti dei dipendenti.

 

–  Il lavoro è ancora un miraggio.

Il lavoro nel senso ‘classico’ del termine è ormai un concetto superato. L’innovazione tecnologica è uno dei fattori che ha scatenato la crisi occupazionale di industrie tradizionali come l’automotive, ma allo stesso tempo potrebbe segnarne la rinascita. Sarebbe bello vedere prodotte nella nostre regione auto interamente elettriche concertando il tutto con la ricerca tecnologica a livello accademico.

Stesso discorso vale per il modello edilizio che potrebbe rilanciarsi con una campagna massiccia di recupero del patrimonio all’insegna dell’efficientamento energetico.

Pensiamo anche al rilancio dell’occupazione attraverso la lotta al dissesto idrogeologico e alla bonifica di un territorio sempre più violentato.
Queste soluzioni, coniugate ad una sapiente organizzazione dell’offerta turistica, farebbero della nostra regione un modello di sostenibilità

 

–   La scuola e l’Università sono pezzi staccati della società lucana

Dovrebbero essere i due perni fondamentali di qualsiasi società evoluta, ma sempre più spesso la Scuola e l’Università pubbliche sono le prime a subire tagli “lineari” che il governo romano e lucano attribuiscono ai vincoli o diktat europei. Ma tagliare l’istruzione e la ricerca scientifica è un atto eversivo: significa scardinare le fondamenta stessa del paese e compromettere il futuro dei cittadini e condannandoli a sicura povertà e schiavitù. Come M5S Basilicata abbiamo lanciato un segnale attraverso il finanziamento di progetti per 23 istituti di istruzione secondaria: sono stati finora devoluti alle scuole 230 mila euro circa provenienti dal taglio delle nostre indennità.
L’ateneo lucano merita un discorso a parte: e anche qui andrebbe in primis rivista la programmazione al fine di ampliare e rendere l’offerta formativa più attrattiva nei confronti di studenti anche dalle altre regioni.

 

–   L’agricoltura non incoraggia i giovani, dunque è poco attrattiva.

Non è proprio così. Rimane pur sempre un settore fondamentale per l’economia della nostra regione. Sono numerose le eccellenze presenti sul territorio e sono tanti i giovani che si sono messi in gioco. Certo, occorre creare le condizioni favorevoli, cercando di fare rete e mettendo a disposizione strumenti e soluzioni realmente innovative e “sburocratizzanti”.

Incoraggiare i giovani significa garantire loro un adeguato supporto e, nel caso, anche un sostegno al reddito nelle fasi di startup e di crisi. Il settore agricolo, insieme a quello turistico, deve essere messo in condizione di svolgere un ruolo fondamentale nella “exit strategy” dal modello petrolifero.

Chi investirebbe in agricoltura e assumerebbe giovani con il rischio di trovarsi a combattere contro un pozzo di petrolio o contro un mega impianto per il trattamento di rifiuti?

 

–    Il turismo è uno spartito senza picchi, solo note monotone e dissonanti.

Il settore turistico lucano ha bisogno di uscire dalla logica del “mordi e fuggi” attraverso un’approfondita e seria programmazione. Se Matera è ormai un punto fermo in un’offerta che ben poche regioni possono vantare (e che fanno della Basilicata “un Trentino con il mare”), occorre lavorare ancora molto sull’accoglienza turistica e sulla formazione di una vera cultura turistica. Anche in questo caso si dovrebbe puntare ad uno sviluppo graduale e razionale del settore, evitando modelli di massa che col tempo si sono rivelati insostenibili.

 

–  La Pubblica Amministrazione, soprattutto quella regionale o sub regionale, un disastro dal punto di vista organizzativo e dell’efficienza.

La pubblica amministrazione lucana è stata spesso considerata una valvola di sfogo per assunzioni clientelari di ogni tipo. Oggi ne paghiamo ancora lo scotto in termini di inefficienza e, purtroppo, di carente imparzialità. L’attuale legislatura ha spesso affrontato le problematiche indotte dalla creazione, soprattutto ad opera dei governi regionali Bubbico-De Filippo-Pittella, di platee di “precari” (alcuni “di lusso”) disseminati nei vari uffici regionali e enti sub-regionali, questi ultimi creati spesso ad hoc. Precari che oggi reclamano di essere stabilizzati pur non avendo, nella gran parte dei casi, mai superato un vero concorso pubblico. Queste sono solo le anomalie più macroscopiche che producono ritardi e disservizi a livello amministrativo; una pubblica amministrazione che non funziona, che rappresenta una zavorra per l’economia e che è scarsamente imparziale, è certamente funzionale alle perverse logiche di potere e di spartizione partitica.

 

–  I sindacati si muovono senza incidere, evaporano di fronte ai veri problemi.

I sindacati hanno abdicato al loro ruolo di tutela dei lavoratori, interpreti della logica ultraliberistica che vuole far prevalere il profitto e l’interesse dell’impresa (spesso multinazionale) su qualsiasi altro diritto (alla salute, al lavoro, alla sicurezza, alla tutela ambientale). Negli ultimi anni, i sindacati non sono altro che la “porta girevole” di accesso alla carriera politica o di cooptazione in enti statali. Il M5S propone il ritorno ad un modello in cui il lavoratore abbia più potere nella governance dell’azienda con forme nuove di democrazia e di partecipazione diretta alla vita dell’impresa.

 

–   L’ambientalismo è una moda, non corregge distorsioni e non produce effetti benefici.

L’affermazione appare sostanzialmente smentita dall’esempio dei paesi (ad esempio nordici) in cui l’ambientalismo è cultura di vita, “way of life”:  probabilmente, alcuni sfruttano le tematiche ambientali come mero trampolino di lancio per la carriera politica. Ma questo non può e non deve distogliere l’attenzione dalla gravità dei problemi ambientali che ci troviamo ad affrontare in una regione che paga il prezzo altissimo di politiche industriali.

E’ positivo che la gente inizi a porsi interrogativi sulla qualità dell’ambiente in cui vive e ad analizzare gli effetti che talune attività provocano sulla vita quotidiana.

La rinnovata coscienza ambientalista ha fatto sì che la Basilicata fosse l’unica regione a superare il quorum al Referendum in materia di trivelle.

 

–   Il petrolio continua ad essere un problema e non una risorsa.

Il petrolio è la croce di questa regione. Gli scandali che hanno interessato il Centro Oli di Viggiano hanno dimostrato che è una risorsa per pochi mentre per la stragrande maggioranza dei Lucani non rimangono che inquinamento e povertà. C’è ancora tempo per tornare indietro e invertire la rotta in una regione che potrebbe segnare un’importante svolta nelle politiche improntate alla sostenibilità.

 

–   I Comuni sono praticamente assenti e inconcludenti.

Anche i Comuni risentono di politiche troppo penalizzanti dovute alla grave carenza di fondi e al progressivo spopolamento del territorio. E’ innegabile che si poteva fare di più in settori come la raccolta dei rifiuti così come è innegabile che le casse di molti comuni potevano essere gestite in maniera meno allegra.

 

Matera e Potenza non sono in grado di essere esempi di buona amministrazione, troppi litigi, troppa confusione.

Siamo alle solite: quando non c’è una vera programmazione politica ci si ritrova  ad avere a che fare con mere spartizioni di potere che non producono risultati tangibili. Solo nel 2015 Potenza ha ricevuto ben 32 milioni di euro per risanare le sue casse dissestate. Matera invece si trova a gestire la pesante responsabilità di essere la Capitale della Cultura Europea per il prossimo 2019, ma fino ad ora si sono visti pochi risultati tangibili a parte il grande inciucio del ‘governissimo’ e l’arrivo del commissario, che qualcuno chiama facilitatore, Nastasi.

 

–   Le Comunità Montane ancora restano di fatto in vita nonostante l’annuncio di morte.

Quelli che potevano essere strumenti per facilitare il governo dei territori, si sono trasformati in meri strumenti di potere dei vari politici locali. Si annuncia di voler mettere fine alla sopravvivenza dei carrozzoni ma si sta ben attenti a ché il trapasso non sia troppo rapido, allungando così, sine die, la loro costosa agonia.

 

–    A breve ci sarà il rinnovo dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale?

È una questione tutta interna alla maggioranza che si trascina da mesi. Siamo totalmente estranei a questo stucchevole valzer delle poltrone.

 

–    Il vostro partito naviga a vista?

Il M5S è un movimento nato nel 2009 ed è sicuramente una delle note più positive degli ultimi anni nel panorama politico italiano. Ci auguriamo che sempre più cittadini ne comprendano le istanze e decidano di impegnarsi in prima persona per realizzarne il programma. Ma probabilmente questa affermazione era riferita al PD che non naviga per niente ed è incagliato tra gli scogli delle troppe lotte intestine.

 

–    Quali rimedi suggerite in questi ultimi mesi di attività politica?

Ciò che non si è riusciti a fare in oltre tre anni e mezzo di legislatura è abbastanza utopistico immaginare lo si faccia in meno di un anno. Pensiamo ad una vera politica attiva per il lavoro, alle bonifiche dei siti SIN, alla depurazione delle acque reflue che in troppi casi finiscono nei corsi d’acqua senza essere state minimamente trattate, ad una programmazione che abbia come obiettivo l’affrancamento dall’industria petrolifera, all’adeguamento delle infrastrutture viarie e ferroviarie. La lista è lunga e crediamo che se non si abbandonano determinate logiche che mettono al centro gli interessi particolari a scapito di quelli collettivi, difficilmente si potrà invertire la rotta.

Gianni Perrino
Gianni Leggieri
M5S Basilicata – Consiglio Regionale

 

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