Mentre l’ENI resta strategicamente in silenzio, si attende una risposta seria e concreta da parte della Giunta Pittella sui risultati inerenti gli studi sulla VIS (valutazione di impatto ambientale) effettuati nei territori della Val d’Agri, oggetto di grande discussione in questi giorni sui media locali e nazionali.
Per andare in soccorso alla Giunta Pittella, in notevole difficoltà a seguito dei preoccupanti risultati del predetto studio, suggeriamo alcuni atti concreti: il primo è di rendere obbligatoria la VIS in tutte quelle aree ad elevato rischio ambientale presenti sul territorio regionale. Il secondo consiste nel redigere e approvare un piano di tutela delle acque in tempi stretti.
Sul primo punto, si fa presente ai “distratti” che in data 20 luglio 2015 è stata depositata una proposta di legge, a firma del consigliere Gianni Leggieri (M5S) –n. prot. 8556/C– che rende obbligatorio proprio lo studio sulla valutazione dell’impatto sanitario (VIS) e sul danno sanitario (VDS) nelle zone ad alto rischio determinato dagli inquinanti derivanti dalle emissioni industriali.
A questo punto le domande sono diverse.
In primis occorre chiedersi i motivi per i quali viene limitato il ruolo istituzionale di un consigliere regionale che rappresenta una compagine politica eletta dal popolo, nel momento in cui, una propria proposta di legge, al di là del merito, non viene portata a discussione nella commissione consiliare competente.
Nel caso del consigliere Leggieri, sono circa una quindicina le proposte di legge che attendono da diverso tempo (2 anni) di essere discusse nella loro sede naturale.
Tornando alla VIS in Val d’Agri, i risultati preoccupanti hanno spinto il Consigliere Leggieri a chiedere con forza l’immediata discussione della proposta di legge inerente VIS e VDS, attraverso una lettera inviata al Presidente della giunta Marcello Pittella, al Presidente del Consiglio regionale Francesco Mollica e al Presidente della terza commissione consiliare permanente Vincenzo Robortella.
Riguardo alla tutela dell’ambiente, bisogna smetterla di rincorrere le emergenze e iniziare a prevenire i danni derivanti dalle attività impattanti. Ecco perché occorre intervenire con studi simili a quelli effettuati in Val d’Agri, commissionati dai comuni di Grumento e Viggiano, anche nei territori limitrofi alla Fenice di San Nicola di Melfi, alla Centrale del Mercure, ai cementifici di Matera e Barile, alle due aree SIN di Tito e Val Basento, alla Ferriera di Potenza o all’ITREC di Rotondella.
Riguardo al secondo punto, occorre che la regione Basilicata si munisca quanto prima di un Piano di tutela delle acque. Un piano la cui importanza è stata sempre evidenziata sin dalla pubblicazione del piano energetico varato dalla Regione Basilicata nel 2001, agli albori della stagione dell’oro nero della Val d’Agri. Già da allora, infatti, si riportava che le potenziali linee di contrasto tra petrolizzazione e ambiente dovevano essere definite, facendo riferimento alla “particolare vulnerabilità idrogeologica dell’area, accompagnata da una ricchezza idrica notevole”.
Il Codice dell’Ambiente di cui al D.lgs n. 152/2006, prevede agli articoli 121 e ss., l’approvazione del Piano di Tutela delle Acque, cosa che la regione Basilicata non ha ancora fatto. Tale strumento è necessario anche per individuare i corpi idrici sotterranei e le loro aree di ricarica, e dunque per evitare l’inquinamento delle falde acquifere, soprattutto nelle aree carsiche.
L’inadempienza regionale è gravissima in quanto sta determinando la distruzione dei nostri territori . I governatori lucani, passati e presenti, devono assumersi le loro responsabilità.
Gianni Leggieri
Capogruppo M5S Basilicata