A volte l’INPS aggrava l’invalidità di quelle persone che devono intraprendere l’iter di certificazione e si trovano a percorre un iter tortuoso, spesso un vero e proprio gioco dell’oca, tra ritardi, convocazioni doppie, sospensioni delle prestazioni, sorprese e imprevisti. E stante quanto riportato in un articolo della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), sui costi burocratici del macchinoso iter italiano per la certificazione di invalidità civile e per i relativi controlli, un certo effetto lo fa, soprattutto se tali costi li rapportiamo al servizio che ci viene serbato in cambio.
Spendiamo circa 1 milione e duecentomila euro all’anno per i controlli straordinari sulle invalidità, ai quali si devono aggiungere circa 25 milioni all’anno solo per pagare i medici esterni all’istituto nazionale di previdenza sociale. Per non parlare dei costi aggiuntivi dovuti ai contenziosi pendenti nei Tribunali civili.
E succede che una cittadina italiana, del Comune di Venosa, in gravi condizioni di salute, dializzata, non deambulante, con problemi di depressione che le fanno rifiutare il cibo e con principio di Alzheimer, faccia domanda per ottenere il riconoscimento di invalidità civile dall’INPS di Melfi e per 8 mesi non riceve alcuna risposta.
Non sono servite a nulla le denunce e le richieste di aiuto alle istituzioni fatte dai suoi familiari perchè la signora è recentemente deceduta a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni.
Una storia triste che non può finire nel dimenticatoio. Una storia che ci dice tanto sugli sperperi e sui disservizi in cui vivono i comuni cittadini. Una storia che non può non essere denunciata puntando i riflettori su un mondo conosciuto soltanto a chi, purtroppo, deve sopportare il peso della vita determinato da una disabilità che ti costringe a non essere autosufficiente e che grava anche sui propri familiari quando si riversano su questi le difficoltà delle proprie condizioni.
E quando si chiede l’aiuto dello Stato, ecco che quest’ultimo ci offre l’indegno spettacolo della burocrazia più lenta, che non tiene conto nemmeno dell’etica che dovrebbero avere alcune strutture dinanzi a situazioni di particolare sofferenza.
E fa effetto leggere che i medici dell’INPS sono spesso assenti nelle riunioni delle commissioni delle Asl, di cui pure fanno parte in modo determinante, dato che la loro assenza determina spesso la necessità di una seconda visita, con costi e disagi del tutto evidenti ed evitabili.
Ma anche le Asl ci mettono del loro, visto che l’informatizzazione delle pratiche procede a rilento, vanificando l’ambito obiettivo dichiarato dall’INPS di utilizzare solo procedure informatiche per snellire la burocrazia e garantire la massima esperienza. Evidentemente sono solo chiacchiere, dato che è stata anche costituita una Commissione parlamentare di indagine sui tempi e sulle modalità della certificazione di invalidità.
Va riconosciuto che all’interno dell’INPS ci sono persone spesso competenti e appassionate che vivono con malessere una situazione determinata più da un sistema perverso che da una loro condotta.
Così come va specificato che i controlli verso chi presenta una richiesta di invalidità debbano essere seri e rigorosi per evitare che chi non ne abbia diritto percepisca aiuti economici in danno a chi, invece, quel diritto spetta in maniera sacrosanta.
Lo Stato deve pagare il giusto, procedere in tempi corretti ed evitare che per i cittadini, chiedere un diritto diventi una vessazione o una odiosa attesa, anche perché nel frattempo si muore.
Gianni Leggieri
Capogruppo M5S Basilicata