Direttamente dal quartier generale di ENI a San Donato Milanese, giunge perentoria e imperiosa la rassicurante novella di Descalzi: questa volta non è accompagnata dal venticello mefitico di idrogeno solforato della fiaccola del COVA, ma ben diluita nelle (non meglio precisate) centinaia di tonnellate di petrolio che ammorberebbero di velEni il sottosuolo della Val D’Agri.
Nonostante la denuncia per inquinamento ambientale presentata dai Sindaci di Viggiano e Grumento Nova, Descalzi sale in cattedra e impartisce una lezione di comunicazione in pseudo-stile “Steve Jobs”. A detta di Descalzi, ENI sarebbe “vittima di disinformazione” e bersaglio di presunte “fake news” sulla sua attività in Basilicata. Parole che rappresentano veri e propri insulti all’intelligenza e alla dignità dell’intera popolazione lucana. Rammarica aver intravisto, nella platea cui Descalzi arringava, tre studenti lucani porgere su un piatto d’argento domande comode e remissive all’Amministratore Delegato della multinazionale petrolifera: che ne ha prontamente approfittato, annunciando l’ennesimo cronoprogramma per la messa in sicurezza e la conseguente riapertura del COVA “in tempi brevi”, derubricando l’attività di verifica a mera questione burocratica.
Nel favoloso mondo di Descalzi la Basilicata “già all’epoca dei Romani presentava affioramenti superficiali di olio”. Che sicuramente, a differenza di ENI, i Romani raccoglievano in serbatoi sicuri e non colabrodo arrugginiti. E chissà come gli antichi Romani smaltivano i reflui. Forse i resti archeologici di Grumentum sono, in realtà, quelli della mitica città di Trivellopolis, in cui regnava un essere mitologico a sei zampe, metà cane e metà idrogeno solforato. Inopportune facezie a parte, da un manager pagato la bellezza di 2 milioni e 440 mila euro all’anno (nel 2015, dati il Sole 24 Ore) era forse lecito aspettarsi qualcosa di più serio che la solita propaganda condita da una (quanto mai pittoresca) rievocazione storica.
Ad accentuare il delirio di onnipotenza descalziano, ci ha pensato il premier Gentiloni prontamente accorso al capezzale di ENI in nome degli interessi strategici dell’Italia nel mondo: l’intervento pro-ENI del nostro soporifero Presidente del Consiglio è stato così efficace da guadagnarsi l’appellativo di “GentilEni”.
Ma un angolino nel meraviglioso mondo del duo GentilEni-Descalzi è appannaggio esclusivo della Giunta della Regione Basilicata. Dopo l’iperattivismo sussultorio dei giorni dell’emergenza “contaminazione da idrocarburi”, Pittella & co. sembrano essersi nuovamente adagiati in un afasico anonimato. Una reticenza che assomiglia ad un commissariamento (di fatto) da parte di Roma in nome degli interessi “superiori” e strategici del cane a sei zampe. A riprova dell’impasse pittelliano giunge la risposta alla nostra richiesta di accesso agli atti per ottenere copia del verbale del tavolo tecnico sullo sversamento di centinaia di tonnellate di petrolio presso il COVA, tavolo tenutosi a Roma il 4 maggio scorso presso il Ministero dell’Ambiente. Laconicamente, quanto paradossalmente, il competente ufficio regionale ci risponde: che il Ministero ha mandato solo copia del foglio di presenza!
Risposta sibillina che, a dispetto delle presunte “fake news” lamentate da Descalzi, rende ancora più misterioso e insopportabile l’incubo che i lucani stanno vivendo. Un incubo denso di omissioni e di immissioni (oltre la norma) di sostanze inquinanti e di sversamenti non meglio qualificati e quantificati.
Citando il famoso ex Procuratore della Repubblica di Milano, Francesco Saverio Borrelli, non ci resta che “resistere, resistere, resistere”. Resistere per continuare ad esistere come lucani liberi nella propria terra: oltre al sollecito per ottenere la copia del verbale, abbiamo richiesto l’audizione di almeno uno dei rappresentanti inviati dalla Regione Basilicata e da ARPAB al tavolo tecnico ministeriale del 4 maggio scorso. Il petrolio è (molto) meno importante della nostra terra e della nostra salute. Su questo si rassegni lo spavaldo Descalzi: non molleremo mai.
Gianni Perrino
Portavoce M5S Basilicata – Consiglio Regionale