Tra i tanti provvedimenti che, in fretta e furia, la Giunta Pittella ha sfornato nelle ultime ore del 2016 si annovera anche il Piano Regionale di gestione dei rifiuti (PRGR). A complicare ulteriormente le cose, l’Assessore Pietrantuono ha accompagnato il PRGR con un “maxi” disegno di legge (DdL) di oltre 70 articoli, documento che contiene aspetti delicatissimi che meritavano adeguato approfondimento: fortunatamente la discussione del DdL, anche a seguito della presentazione di venti nostri emendamenti e di una nostra richiesta, è stata posticipata. Avevamo già preannunciato massima allerta sul PRGR e sul DdL, considerate anche di alcune storture introdotte nello stesso PRGR dalle osservazioni presentate da aziende private e, soprattutto, da una politica molto ambigua che strizza l’occhio a scenari incompatibili con la strategia c.d. “Rifiuti Zero 2020”.
La minaccia più grande era senz’altro rappresentata dalle abnormi previsioni di produzione del c.d. “CSS” (combustibile solido secondario, nient’altro che rifiuti indifferenziati, triturati e raccolti in ballette), alimento principale per gli impianti di incenerimento e co-incenerimento (pensiamo ai cementifici di Matera e Barile). Le nostre proposte di eliminazione del CSS e di un progressivo abbandono della via dell’incenerimento sono, tuttavia, state bocciate.
Siamo riusciti, invece, a far approvare tre emendamenti in commissione e due in aula che introducono nel PRGR: il ricorso ad impianti assimilabili alle cosiddette ‘fabbriche dei materiali’ e una previsione di residuale utilizzo e produzione del CSS; alcuni paletti riguardanti i criteri di localizzazione degli impianti di trattamento dei rifiuti quali: il criterio escludente per le aree sottoposte al cosiddetto ‘vincolo paesaggistico’ (grazie al quale appare scongiurata la minaccia di realizzazione di un mega-impianto di compostaggio da costruire nella valle del Bradano); il criterio diventa escludente anche per altre tipologie di aree di particolare pregio ambientale; infine, vengono introdotti il vincolo al cosiddetto ‘piano di tutela delle acque’ (non ancora approvato), del quale si dovrà tenere conto per l’eventuale localizzazione di impianti di trattamento dei rifiuti e l’inserimento dei pozzi minerari non produttivi nei siti di rilevanza media, anziché bassa, poiché non esiste nessun supporto informativo ufficiale che ne attesti l’idonea chiusura mineraria.
Approvati dall’aula anche due nostri ordini del giorno: con il primo si impegna la Giunta ad attivarsi, in sinergia con il ministero dell’Ambiente o altri ministeri individuati competenti, ad intervenire in sede europea per stabilire un codice CER (Catalogo Europeo dei Rifiuti) specifico per le acque di strato/scarto/processo o formazione derivanti dalle attività minerarie. Il secondo impegna la Giunta a realizzare in tempi brevi un sistema di monitoraggio dei flussi di rifiuti sanitari radioattivi all’interno del suolo regionale, nonché l’installazione di contatori di flusso in ingresso ed in uscita ai centri di trattamento reflui, utilizzando piattaforme digitali non accessibili al controllato (principio della “scatola nera”).
L’Assessore regionale all’Ambiente, Pietrantuono, a margine dell’approvazione del piano, si augurava un futuro green per la Basilicata. Il M5S Basilicata continuerà a vigilare, a partire dall’esame del DdL in discussione nella prossima seduta di III CCP, affinché la nostra Regione possa diventare una vera e propria “oasi verde” e non un paradiso della monnezza per imprenditori senza etica e senza scrupoli.
Gianni Leggieri
Gianni Perrino
M5S Basilicata – Consiglio Regionale