“In forza di quanto emerso in fase istruttoria dall’analisi della documentazione contabile (…) alla luce degli esiti in contraddittorio espletato ( …) per questi motivi delibera la non parificazione dello schema di rendiconto generale per l’esercizio 2015 nelle sue componenti del conto di bilancio e del conto del patrimonio come presentato dalla Giunta perché inficiato in termini di veridicità, attendibilità e sostenibilità (…)”, con queste parole la Corte dei Conti di Basilicata ha sancito in maniera netta il fallimento politico della Giunta Pittella, del Partito Democratico lucano e di tutti i suoi alleati. Un fallimento che è nei numeri e nei fatti impietosi che nel corso della udienza di oggi sono stati snocciolati.
Un’analisi a tratti impietosa che ha messo a nudo tutte le criticità di questa Regione, dalle problematiche legate ai derivati fino ad arrivare alle leggi prive di copertura finanziaria. Addirittura 26 leggi regionali che al momento risultano prive della copertura richiesta dall’articolo 81 della Costituzione.
Sono tanti i punti critici del rendiconto generale che sono stati evidenziati dal giudice relatore e dal procuratore regionale. Problemi sui residui attivi, sottostima dei crediti di dubbia esigibilità, mancata allocazione del fondo Val d’Agri, anomalie nella dinamica generale della spesa, criticità della legislazione di spesa, anomalie in alcune spese di personale, sono solo alcuni dei rilievi mossi dalla Corte dei Conti per giustificare quella che poi è stata una decisione inevitabile.
A quanto detto, non si può non aggiungere quanto evidenziato dalla Corte dei Conti di Basilicata rispetto alla decisione della Regione di trasformare uno delle sue partecipate, Sviluppo Basilicata in un vero e proprio intermediario finanziario. Una scelta profondamente sbagliata che desta non poche perplessità, anche alla luce del fatto che stiamo parlando di una partecipata che è stata ricapitalizzata ben due volte, la prima con un importo di 5 milioni di euro, la seconda volta con altri 20 milioni di euro.
Gravissime, dunque, le motivazioni addotte dai giudici contabili per giustificare la decisione di non concedere la parificazione del bilancio. Mancanza di veridicità e di attendibilità delle voci delle poste presentate, come dire, pur di far quadrare i conti, mistifichiamo la realtà economico-finanziaria della Regione.
In conclusione, una situazione drammatica che deve far riflettere tutta la classe politica lucana che non può continuare a cercare alibi. Il Presidente della Regione non ha più attenuanti, ormai la sua rivoluzione democratica, a distanza di tre anni, è morta, seppellita dalla realtà della incapacità politica della sua maggioranza di abbandonare logiche di governo clientelari in favore di azioni veramente innovative.
Il Capogruppo M5S Basilicata
Gianni Leggieri