È finalmente partita all’interno della III  Commissione Consiliare l’analisi che precede l’approvazione del piano regionale di gestione dei rifiuti. Un documento atteso da mesi che dovrebbe porsi da guida per la risoluzione delle emergenze che attanagliano le città e i comuni di una regione che conta poco meno di 600 mila abitanti.

Ovviamente il nostro obiettivo è quello di spingere affinchè si attui il processo della cosiddetta economia circolare, seguendo i dettami della Strategia Rifiuti Zero 2020.

Questi principi sono ribaditi anche nell’art 47 della L.R. 4/2015, impugnata successivamente dal ducetto fiorentino tanto smanioso di vedere una Basilicata tutta trivelle e inceneritori.

Il piano regionale dei rifiuti, sin dalla sua premessa, sembra aver accolto l’impianto della strategia 2020, almeno per quanto riguarda la progressiva dismissione degli impianti di incenerimento. Preoccupanti campanelli di allarme scattano quando iniziano a comparire paroline come “cementificio” o “combustibile solido secondario (CSS)”, vere e proprie minacce che abbiamo imparato a conoscere bene in questi quasi tre anni di legislatura. Infatti, seppur definiti “marginali” e “transitori”, questi concetti sono già stati  tradotti sul nostro territorio: la richiesta da parte di Italcementi a Matera di quintuplicare la quantità di rifiuti da bruciare all’interno dell’impianto (60mila tonnellate di CSS) e le richieste per produrre CSS ai nostri occhi non appaiono affatto marginali e transitorie.

Sono queste le criticità che ci hanno spinto a produrre delle doverose osservazioni e ad emendare alcune parti del piano palesemente non coerenti con gli obiettivi, anche alla luce di alcune novità introdotte col collegato ambientale 2015 che cancella il divieto previsto all’art. 6, comma 1, lettera p) del D.Lgs 36/03 (“Attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti”) di conferire in discarica (a partire dal 1/1/2007) i rifiuti con PCI (“Potere calorifico inferiore”) maggiore di 13.000 kJ/kg.

I nostri emendamenti si muovono, quindi, nella direzione di contenere al minimo la presenza di impianti di produzione di CSS e, contestualmente, di aumentare la presenza nella filiera di gestione dei rifiuti, degli impianti di trattamento meccanico-biologico (TMB)  e di c.d. “Fabbriche dei Materiali”, impianti questi ultimi molto più coerenti rispetto alla reale volontà di implementare la “Strategia 2020 Rifiuti Zero” (SRZ).

La realizzazione di un’autentica “SRZ” presuppone e pretende, a monte, che non vi sia alcun trattamento termico, puntando sulle linee strategiche prioritarie come l’introduzione sollecita del porta a porta su tutta la Regione, gli impianti per la valorizzazione dell’organico e il trattamento del RUR a freddo con recupero di materia, e senza CSS.

Dal tenore della discussione scaturita quest’oggi in commissione ci è sembrato di capire che in molti, Cifarelli in primis, non hanno ben chiari i concetti di economia circolare e rifiuti zero ed insistono nel demandare alla combustione la chiusura del ciclo dei rifiuti.
Che si tratti di un abbaglio o di pura superficialità, la situazione è preoccupante. Eppure è dall’inizio di questa legislatura che stiamo battendo forte su questi tasti, denunciando ogni volta le incoerenze della politica regionale in materia di rifiuti. Un utile strumento lo ha fornito proprio il M5S Basilicata, proponendo l’istituzione del Forum Permanente dell’Economia Circolare. Si faccia in fretta ad istituirlo:  potrebbe risultare fondamentale per schiarire le idee a molti dei consiglieri di maggioranza.

Qui osservazioni e emendamenti

Gianni Perrino
Portavoce M5S Basilicata – Consiglio Regionale

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