Le politiche dell’accoglienza e dell’integrazione non possono improvvisarsi e non si risolvono problemi complessi come quello dell’immigrazione con i proclami. È questo il primo punto da cui partire per capire cosa sta accadendo nella nostra Regione, da Venosa alla piano di Metaponto.
Purtroppo negli anni scorsi si sono fatte promesse che non si potevano mantenere, si sono fatti annunci anche irresponsabili ed oggi i territori ed i diretti interessati pagano le conseguenze di questa irresponsabilità e di tanta superficialità.
Purtroppo, in questi anni, invece di fare passi in avanti, a causa di scelte molto discutibili, sono stati compiuti enormi passi indietro sia rispetto alla lotta ai fenomeni di illegalità dilagante, sia rispetto al problema del lavoro, sia ancora rispetto alla questione dell’accoglienza e dell’integrazione.
Così, si è deciso di concentrare troppo potere nelle mani di pochi e questo a determinato uno scollamento tra chi i problemi li vive e li conosce e chi è stato investito di un compito per il quale si è dimostrato non all’altezza. Così le promesse del Presidente Pittella non hanno avuto seguito e lo stesso Presidente oggi si trova a non avere più il polso della situazione perché chiuso nel suo castello incantato viene imbonito da pifferai magici che addomestica la realtà a proprio piacimento. In pochi anni si è cancellato il lavoro che nel tempo le associazioni e i volontari hanno fatto con grande fatica sui territori. In pochi anni si sono creati ghetti dove rinchiudere ragazzi che chiedono solo dignità e rispetto. In pochi anni si sono offerti servizi sempre più scadenti, mentre la spesa e lo spreco di denaro pubblico è aumentato sempre di più.
Rispetto a questa situazione è doveroso trovare una via di uscita che non può essere ancora una volta il manganello contro i deboli e la carota contro i forti. Occorre invece cambiare rotta, creare un vero sistema di accoglienza che parta dal confronto interrotto alcuni anni or sono quando si è deciso di affidare tutto in mano all’attuale Presidente della Task Force regionale. La Task Force ha fallito ed occorre prenderne atto.
Ridiamo collegialità all’azione della politica regionale in materia di immigrazione ed accoglienza, ristabiliamo alcuni punti fermi da cui partire:
1) condivisione delle scelte;
2) partecipazione alle decisione dei lavoratori stagionali;
3) creazione di un sistema di vera accoglienza attraverso l’utilizzo delle risorse umane ed associative presenti sul territorio;
4) apertura dei campi alla partecipazione e a progetti sociali;
5) controlli sui servizi da parte degli organi deputati;
6) controllo su quanto fatto in questi anni, sulle risorse utilizzate, sui beni acquistati e sul loro utilizzo;
7) ripristino della legalità attraverso una seria e proficua collaborazione tra migranti, associazioni, istituzioni locali, sindacati, agricoltori, forze dell’ordine.
Crediamo che solamente ripartendo da questi punti fermi sarà possibile portare avanti una vera politica dell’integrazione, dell’accoglienza e della legalità. Diversamente, la Regione sarà responsabile dell’ennesimo disastro politico e complice del sistema di sfruttamento operato a danno di cittadini, di lavoratori, di esseri umani.
Simbolo delle politiche fallimentari sull’immigrazione in Basilicata è certamente il campo di Boreano, da dove oggi partirà la 15.30 la Marcia per i Diritti organizzata proprio dai lavoratori del campo. Io parteciperò a questa manifestazione che si concluderà davanti al Comune di Venosa, perchéfinalmente gli ultimi della terra, gli sfruttati, i deboli decidono di lottare per l’affermazione dei loro diritti. Loro hanno avuto il coraggio di ribellarsi contro un sistema marcio che tratta gli esseri umani come numeri, come cose, come pedine da spostare da una parte all’altra.
Gianni Leggieri
Capogruppo M5S Basilicata