Era il 6 luglio del 2013 quando un gruppo di parlamentari del Partito Democratico presentavano una risoluzione in commissione Ambiente della Camera nella quale chiedevano al Governo di “sospendere le autorizzazioni per l’esercizio delle trivellazioni al largo della costa jonica, dal metapontino alla piana di Sibari, istituendo un tavolo di confronto con le istituzioni locali e le forze sociali sul piano di sviluppo delle aree interessate ed ipotizzando anche l’istituzione di una riserva marina”.

Più o meno nello stesso periodo, da parte di un altro parlamentare del Partito Democratico, si chiedeva al governo di rivedere il sistema della autorizzazioni delle attività di ricerca e coltivazioni degli idrocarburi guardando anche ai rischi di inquinamento delle falde acquifere e coinvolgendo nelle scelte le popolazioni interessate dai progetti di ricerca e il ministero dell’Ambiente.

Ancora qualche mese dopo sempre da un esponente del Partito  Democratico  si evidenziava come “la Basilicata, a fronte di introiti per 159 milioni, ha subito un inquinamento dell’aria e delle falde acquifere preoccupante”. In conclusione si chiedeva di modificare, addirittura in tempi brevi la strategia Energetica Nazionale promuovendo la produzione di energia da fonti rinnovabili e riducendo, al contempo, la produzione di energia da fonti fossili.

Ecco le voci del Partito Democratico nel Parlamento italiano e nella Commissione Ambiente della Camera di qualche anno fa. Belle parole, bei propositi, peccato che a queste parole non ha fatto seguito nessuna azione nella direzione auspicata.

Con l’arrivo del ciclone Renzi infatti quello stesso Partito che voleva tutelare le coste joniche e la Basilicata dall’inquinamento, prima ha approvato lo Sblocca Italia, dando via libera a nuove trivellazioni in terra ed in mare, poi da ultimo ha fatto di tutto per far fallire la richiesta referendaria avanzata. Oggi, in ultimo, è arrivato addirittura a schierarsi per il non voto, per l’astensione, per la forma più vigliacca di espressione del proprio pensiero politico.

Un vero peccato che le preoccupazioni che erano del Partito Democratico di un tempo, rappresentavano istanza portate avanti da parlamentari tra i quali nessun della nostra Regione;  peccato che quelle voci sono state soffocate e che oggi il Partito Democratico ha scelto di perseguire ben altra linea politica.

E’ chiaro che vi è stato un cortocircuito e che le posizioni di ieri non sono compatibili con quelle di oggi. E’ chiaro che le affermazioni del 2013 e de 2014 di diversi parlamentari del Partito Democratico cozzano con il voto poi espresso alla Camera e al Senato in favore dello Sblocca Italia e con la decisione di oggi di astensione rispetto ai quesiti referendari.

E’ chiaro che qualcuno ha venduto le proprie idee e le proprie convinzioni al miglior offerente e che qualcun altro che ha affermato il 7 luglio del 2015 di aver compiuto “atti concreti per contrastare le perforazioni in mare”, e ci riferiamo al Governatore Pittella, dovrebbe spiegarci il suo assordante silenzio, la sua mancata presa di posizione in favore del SI, la sua assenza rispetto alla campagna referendaria.

Purtroppo questa è la coerenza della politica e dei politici, purtroppo il nostro futuro è in mano a questi signori.

Ma esiste anche un secondo problema, quello della credibilità. Non possiamo sfuggire ad una domanda. Quanto sono credibili oggi alcuni esponenti del Partito Democratico che dichiarano guerra a Renzi per costruire personalissime carriere politiche, ma che di fatto, in concreto non fanno nulla per contrastare questo Governo ?

Quanto sono credibili costoro che continuano a rimanere all’interno di un partito che ha perso ogni senso del pudore e che continuano a mantenere in vita un governo indecente e sfacciatamente schiavo delle multinazionali e dei potentati economici?

Possiamo realmente affidarci a questi politici, credere a loro, non si rischia di ripetere forse lo stesso errore del passato quando qualcuno ha creduto veramente alla rivoluzione democratica di Pittella che annunciava che non ci sarebbero state trivellazioni ne in terra né in mare ?

La questione è seria perché sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico ed in questo momento non possiamo permetterci il lusso di perseverare in questo tipo di errore. Deve essere allora evidente a tutti che resta una speranza, quella di cambiare rotta con il voto del 17 aprile. Non perdiamo questa occasione, andiamo a votare e votiamo Si per dire no alle trivelle.

Il Capogruppo M5 S Basilicata
Gianni Leggieri

Articolo precedenteIN ARPAB SI GIOCA CON LA SALUTE DEI LUCANI.
Articolo successivoBotte da orbi tra Pittella e Emiliano mentre il torbido mistero del Pertusillo continua ad inquietare i pugliesi. E noi lucani: in che mani siamo?