Ogni giorno si contano migliaia di tonnellate di liquami caricati sulle autobotti e inviati da Viggiano a TecnoparcoValbasento (di cui alcuni rappresentanti sono sotto inchiesta per reati ambientali) nell’area industriale di Pisticci, dove vengono sottoposti a una serie di “lavaggi” e poi scaricati in fiume.
Si parla in massima parte di “acque di strato” che sarebbero né più né meno che la componente liquida separata dal greggio (altamente tossica e inquinante) che viene prelevato dagli strati profondi della Val d’Agri, al ritmo di quasi 90mila barili al giorno.
Oggi la regione Basilicata si appresta a realizzare nella stessa area un altro mostro ecologico altamente impattante dal punto di vista ambientale e per di più in un’area già dichiarata SIN (Sito di Interesse Nazionale) proprio perché ritenutouno dei più inquinati d’Italia e per il quale si aspetta da circa un ventennio l’inizio della bonifica.
Evidentemente questa situazione non preoccupa gli uffici della regione Basilicata: parliamo di un impianto di recupero e messa in riserva di rifiuti speciali mediante conservazione catalitica. Dalle osservazioni prodotte dal gruppo Pisticci 5 Stelle, attraverso la voce del candidato Sindaco Avv. Viviana Verri, vengono evidenziate importanti lacune negli avviati procedimenti AIA e VIA dell’Ufficio Compatibilità ambientale della regione Basilicata.
In primis, viene da chiedersi se si ritiene opportuno un nuovo impianto di trattamento di rifiuti speciali da parte della solita azienda del nord in un’area dichiarata tra le più inquinate del nostro Paese (lo dice il Ministero dell’Ambiente). Inoltre, sembrerebbe che il comune di Pisticci non abbia ottemperato a produrre la zonizzazione acustica, lasciando così i cittadini, soprattutto quelli di Pisticci Scalo, alla mercè di inquinamento acustico oltre che ambientale.
Ancora, non è chiaro se oltre alla stessa società realizzatrice dell’impianto, la IRLE SrL con sede in Brescia, siano previsti soggetti terzi accreditati per ciò che riguarda il monitoraggio sulle emissioni in atmosfera, sulle acque reflue rinvenienti dalla condensazione delle acque prodotte durante il processo di trasformazione catalitica e sulle acque di falda.
E infine, pare che non si effettuerà alcun punto zero al momento dell’insediamento dell’impianto per ciò che riguarda le acque sotterranee, pregiudicando così ogni controllo inerente le possibili ed eventuali variazioni intercorrenti nel tempo. Quesiti, questi, insieme ad altri, sono oggetto dell’interrogazione del Consigliere regionale M5S Gianni Leggieri e per i quali si aspettano precise risposte dagli uffici regionali.
Capogruppo M5S Basilicata
Gianni Leggieri