Uno degli obiettivi dichiarati del M5S è quello di ridurre i costi della politica. Oltre 42 milioni di rimborsi elettorali cui il M5S ha rinunciato, mentre gli altri partiti si sono divorati 91 milioni di euro. Tutti i portavoce eletti nei vari livelli istituzionali si tagliano parte dello stipendio e delle diarie per favorire la creazione di nuovi posti di lavoro (tramite, ad esempio, il Microcredito) e finanziare direttamente sui territori progetti di utilità sociale.
Sia con i propri portavoce che con gli attivisti, ovunque il M5S sta dimostrando come i bilanci di Stato, ma anche di comuni, province, regioni, società pubbliche (le famose “partecipate”) siano disseminati di enormi sprechi e inefficienze, oltre ai soliti intollerabili privilegi: vi è un’enormità di risorse e denari pubblici che potrebbe essere meglio utilizzata per garantire i diritti dei cittadini (su tutti, salute e istruzione) oltre che per risolvere problemi che si trascinano da decenni (trasporti, case popolari, solo per citarne alcuni), potenziando i servizi pubblici essenziali nell’interesse esclusivo delle comunità.
Pensiamo, ad esempio, ai 1039 milioni di euro che regioni, province e comuni italiani spendono perchè risultano soccombenti in giudizio. Anche la Regione Basilicata è tra le regioni che alimentano questa cifra impressionante: stando allo studio dell’Istituto Demoskopika (dal titolo “Pasticcione, equilibriste, pignole: le regioni italiane alla prova dell’esborso da contenzioso“) elaborato sulla base dei dati della Ragioneria dello Stato (SIOPE, Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici), la sola Regione Basilicata ha sostenuto dal gennaio 2010 al dicembre 2015 “Oneri da contenzioso e sentenze sfavorevoli (esclusa obbligazione principale)” pari a ben € 48.831.944,15 (che è oltre il 90% dei 54 milioni di euro complessivamente indicati nel predetto studio di Demoskopica per tutti gli enti territoriali della Basilicata). I dati SIOPE per la Regione Basilicata evidenziano due valori “picco” di importi molto rilevanti: nel mese di dicembre 2013 (21.464.236,56 euro) e a marzo 2015 (11.953.610,84 euro), valori che sommati sono il 68% di tutta la spesa complessiva sostenuta per oneri di contenzioso sostenuti dalla Regione Basilicata dal 2010 al 2015.
Nel 2012 era stata addirittura istituita dall’ex governatore De Filippo una “task force” all’insegna della tanto osannata ‘spending review’ e finalizzata “alla definizione dei fabbisogni standard, dei programmi di spesa dei Dipartimenti Regionali ed all’analisi dei diversi capitoli di articolazione del bilancio regionale, al fine di individuare duplicazione, sprechi, risorse, bloccate o assegnate per obiettivi non più attuali”.
Ma quale “spending review”? Nonostante il tentativo messo in campo, la Basilicata risulta essere una Regione “pasticciona” con esborsi tripli rispetto al resto d’Italia. Urge, quindi, una vera riduzione di sprechi, più volte annunciata dallo stesso Pittella (ma finora mai concretizzatasi).
Siamo curiosi di conoscere quando verrà attuata questa vera “spending review”. Nel frattempo, chiediamo delucidazioni su quegli anomali “picchi” di spesa per il contenzioso registratisi nei mesi di dicembre 2013 e aprile 2015: vogliamo capire come si sta muovendo la Regione Basilicata per applicare alla sua macchina amministrativa le “best practices” attuate dalle regioni con costi di contenzioso inferiori alla media nazionale, attivando, magari, i previsti istituti preventivi, deflattivi e conciliativi del contenzioso.
La nostra curiosità è quella di migliaia di lucani, molti tra i quali hanno fatto richiesta per quello che Pittella sbandiera come ‘Reddito minimo di inserimento’ e che, vista l’esiguità di risorse stanziate a fronte delle numerosissime richieste, rischia di essere un’elemosina occasionale ed “una tantum” destinata a pochi ‘fortunati’.
Gianni Perrino
Portavoce M5S Basilicata – Consiglio Regionale