Si è tenuto nella giornata di mercoledì 9 dicembre scorso l’incontro tra i delegati per i quesiti referendari abrogativi presso la sede della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Legislative delle Regioni e delle province autonome, a Roma. La discussione si è sviluppata su due documenti: una nota tecnica che elenca tutti gli aspetti normativi dell’iter referendario ed una proposta di emendamenti alla legge di stabilità 2016 di iniziativa dei Presidenti dei Consigli delle 10 regioni che hanno deliberato.
Su quest’ultimo documento è importante fare qualche considerazione anche a seguito dei rumors che si sono susseguiti negli ultimi giorni. Stando a quanto riportato su Huffington Post Italia, Renzi sarebbe estremamente preoccupato dall’avanzare dell’iter referendario che, il 26 novembre scorso, ha ottenuto l’ ok dalla Cassazione e punta diritto alla Consulta. Sempre l’Huffington parla di ‘approfondimenti’ avviati dal Ministro Guidi volti a superare i punti di criticità che hanno portato le regioni a intraprendere la via referendaria.
Renzi, in altre parole, mira a introdurre nella legge di stabilità 2016 delle norme che, modificando l’art. 38 dello “Sblocca Italia” (ovvero “Sblocca Trivelle”) e l’art. 35 del Decreto Sviluppo (che permette, in sostanza, alle compagnie petrolifere che hanno già i permessi di trivellare in mare entro le 12 miglia marine), riporterebbero in capo alle regioni poteri e prerogative in materia di trivellazioni petrolifere. L’approvazione di tali norme potrebbe portare alla “decadenza” dei quesiti referendari. Attenzione però: la Corte Costituzionale (con sentenza del 16-17 maggio 1978, n. 68) ha stabilito che i referendum si tengono comunque qualora le modifiche apportate ad una legge oggetto di referendum abrogativo non modifichino, di fatto, l’impianto della norma nella direzione richiesta dai quesiti referendari.
Nei prossimi giorni è prevedibile un intensificarsi di queste trattative sottobanco. Ieri è uscito allo scoperto Piero Lacorazza: “Verificare con le Regioni le norme contestate e cambiarle in maniera coerente con il contenuto dei quesiti referendari. Altrimenti il percorso referendario andrà avanti e si esprimeranno i cittadini”.
Il M5S, alla luce anche delle innumerevoli “trattative truffa” degli ultimi tempi proprio sullo Sblocca Trivelle, considera il referendum abrogativo la forma più concreta per ristabilire i principi costituzionali e le prerogative delle regioni; il referendum abrogativo è istituto di democrazia diretta attraverso il quale intraprendere un percorso di definitivo abbandono delle fonti fossili (petrolio, carbone, su tutte) attraverso la promozione di una politica energetica davvero “green” basata al 100% su fonti alternative e rinnovabili.
Nel frattempo, lo Sblocca Trivelle è in vigore da più di un anno, le compagnie petrolifere cercano di moltiplicare le estrazioni, mentre il Centro Oli di Viggiano fa tremare l’intera Val D’Agri. Mercoledì 16 dicembre prossimo ci sarà un importante banco di prova per il governo Pittella: sarà discussa in Consiglio Regionale la nostra mozione volta a impugnare innanzi al TAR Lazio la Circolare del 5 novembre 2015 della Direzione Generale per le Risorse Minerarie e Energetiche del MISE, ribattezzata ‘Sblocca Reiniezione’. Il M5S si aspetta un’approvazione all’unanimità. Chissà se Terlizzese, il direttore generale dell’UNMIG, oltre a interrogarsi, da cattolico, sull’opportunità di trivellare nel Caspio, dove i controlli non sarebbero stringenti come in UE, non si faccia venire qualche tormento pure per le attività dell’industria mineraria in Basilicata. In fondo dovrebbe sapere che, per motivi che ci sfuggono, parte del petrolio lucano viene trasportato con navi cisterna in Turchia (quello Stato che, in base alle breaking news diffuse dalle agenzie internazionali, pare sia governato da un partito che non brilla in rispetto dei diritti umani, trasparenza e democrazia).
Gianni Perrino
Capogruppo M5S Basilicata – Consiglio Regionale