Nell’ormai lontano 2008 veniva emanato un decreto legge che conteneva alcune innovazioni nell’offerta formativa degli istituti di formazione di secondo grado. Il decreto altro non era che un atto di indirizzo per le regioni, il cui obiettivo primario era (e resta) quello di diffondere la cultura tecnica e scientifica e sostenere, in modo sistematico, lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo italiano attraverso il  rafforzamento del ruolo degli istituti tecnici e degli istituti professionali ed una maggiore collaborazione tra le realtà produttive del territorio.
Tra le linee proposte dal governo centrale, oltre a dei percorsi annuali di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS), vi erano altre due novità potenzialmente interessanti:

  • la costituzione degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), percorsi di durata biennale per far conseguire a giovani e adulti un diploma di specializzazione tecnica superiore riferito alle aree tecnologiche, considerate prioritarie dagli indirizzi nazionali di programmazione economica, con riferimento al quadro strategico dell’Unione Europea (si pensi all’ efficienza energetica, alla mobilità sostenibile, alle nuove tecnologie per il made in Italy, alle tecnologie innovative per i beni e le attività culturali);
  • la costituzione dei Poli Tecnico-Professionali, una sorta di collaborazione degli istituti tecnici e professionali con le strutture formative accreditate e con il mondo del lavoro e delle professioni.

A che punto è la Basilicata nell’attuazione di queste linee?

La riorganizzazione della filiera di istruzione e formazione della nostra regione ha subito un arresto poco prima delle elezioni regionali del 2013. L’Assessore Liberali, rispondendo ad una nostra interrogazione, ha dichiarato di aver avviato una analisi dettagliata delle realtà produttive della nostra regione in maniera tale da poter fare una proposta concreta da inserire nel discorso più ampio del dimensionamento scolastico.

Accogliamo positivamente il fatto che Liberali stia lavorando per tradurre in pratica queste importanti novità; tuttavia, siamo molto perplessi sui “centri di gravità” individuati dall’ assessore nella nostra regione: l’ “automotive” (FCA ex Fiat di Melfi) e l’indotto petrolifero della Val D’Agri.

Quelli che l’Assessore definisce “centri di gravità” fino ad ora si sono rivelati dei meri “specchietti per le allodole”: il beneficio occupazionale che la Basilicata ha tratto da automotive non è in discussione; ma è la qualità del lavoro che manca: catene di montaggio che logorano i lavoratori mettendo a dura prova la loro sicurezza. Intanto, Marchionne assume e licenzia a suo piacimento (anche grazie al “Job Act”) mentre la sua FCA stenta a riconvertirsi alle tecnologie pulite (il futuro). I dati occupazionali dell’indotto petrolifero sono disastrosi sia dal punto di vista occupazionale che da quello ambientale.

Allora perchè non puntare realmente all’innovazione?  Perchè non valorizzare i beni culturali e paesaggistici? Perchè non mettere davvero a frutto i tesori lucani e capitalizzare al massimo l’opportunità rappresentata da Matera 2019? Perchè non intraprendere una seria riflessione sulla tutela del Made in Italy rivolgendo lo sguardo alle ottime produzioni agricole della nostra regione?

Gentile Assessore, si ispiri a Franco Battiato: cerchi un centro di un centro di gravità permanente che le faccia dimenticare l’automotive e il petrolio. Assessore, non siamo in Kuwait: si liberi dall’ossessione petrolifera. Siamo in Basilicata, terra dell’acqua e dal meraviglioso territorio ricco di ambiente, storia e cultura: sono questi i giacimenti che, se tutelati, faranno davvero la fortuna dei lucani.

Gianni Perrino
Capogruppo M5S Basilicata – Consiglio Regionale

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