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Negli ultimi giorni si sta facendo un gran parlare della vicenda relativa all’Ospedale “che non c’è”, quello “per acuti” di Lagonegro, soprattutto alla luce degli accertamenti effettuati dalla Guardia di Finanza dai quali emergerebbe un danno erariale di circa 2 milioni di euro causato da “alcune irregolarità” nella progettazione. Le Fiamme Gialle hanno segnalato alla Procura regionale della Basilicata della Corte dei Conti 18 persone, tra cui gli ex governatori Filippo Bubbico e Vito De Filippo.
Il progetto dell’Ospedale Unico “per acuti” di Lagonegro affonda le sue radici addirittura nel lontano 1975 quando, con un provvedimento a firma del primo Presidente della Regione Basilicata, Vincenzo Verrastro, veniva notificato ai residenti dell’area un avviso che prospettava l’eventuale costruzione dell’ospedale. Negli anni, oltre alle lungaggini burocratiche che caratterizzano questo tipo di lavori, l’opera è diventata l’incubo di alcune famiglie che hanno come unica colpa quella gravissima di aver costruito la propria casa sull’ area individuata per la costruzione dell’ospedale.
Le cronache giornalistiche susseguitesi negli ultimi giorni (cui si aggiunge l’accorato appello dei sindacati a favore dell’avvio dei lavori) hanno omesso di riferire sulla delicata situazione dei proprietari dei terreni ricadenti nel perimetro del progetto: tra questi, una vera e propria odissea è quella che sta vivendo la famiglia di Natalino Viceconte. Solo la testata online Basilicata24 (si veda il servizio) e la trasmissione “Mi Manda Rai Tre” (puntata del 13 maggio 2015) nei mesi scorsi avevano accolto l’appello dei coniugi Viceconte. E’ dal 27 marzo scorso che i Signori Viceconte sono stati letteralmente “sbattuti” fuori dalla propria casa senza ricevere l’indennizzo per l’esproprio previsto per legge. E con l’ulteriore beffa di doversi trovare una sistemazione alternativa a proprie spese. Solo grazie alla pensione da ex-finanziere del Signor Viceconte ed al lavoro di sua moglie, la famiglia non è finita in mezzo alla strada: dopo che è stata loro scippata la casa, pagano 400€ di affitto al mese; poi vanno aggiunte le spese che i Viceconte (insieme agli altri 20 proprietari dei terreni interessati dal progetto) stanno sostenendo per il contenzioso giudiziario sorto sugli indennizzi previsti per l’esproprio. Nelle varie perizie estimative allegate alla documentazione progettuale, il prezzo da corrispondere ai residenti oscilla incredibilmente da un massimo di 50€/mq ad un minimo di 7€/mq. Sarà la magistratura, anche contabile, a fare chiarezza su una serie di abusi e irregolarità di cui si sarebbero resi protagonisti i rappresentanti della ditta Societa Ospedaliera Lucana (SOL) ed alcuni rappresentanti delle istituzioni coinvolte nel progetto.
Certo è che, analizzando l’iter amministrativo del progetto e la relativa documentazione, sorgono dubbi sulla regolarità di molti aspetti del progetto. Oltre alla triste constatazione che sono trascorsi 40 anni dal primo atto amministrativo e oltre 16 dalla primo “studio di fattibilità”, si registrano numerosi altri aspetti oscuri tra i quali l’inglesismo “project financing” sotto il quale si nasconde l’esponenziale lievitazione dei costi preventivati a carico delle finanze regionali (passati da 42,058 milioni di euro a 100,45 milioni di euro) e che per funzionare esigerà il pagamento al concessionario (la SOL, che realizzerà l’ospedale) di un canone per il primo anno di quasi 2 milioni di euro, di oltre 3 milioni di euro per il secondo anno e di quasi 5 milioni di euro dal terzo anno di gestione in poi, a carico sempre della Regione. E poi, ecco altre perle: un clamoroso errore nella progettazione: l’ospedale sarebbe costruito in parte su un’area a forte rischio idrogeologico; e, come se non bastasse, a fine concessione vi è l’obbligo di riacquisto per la Regione del “parcheggio multipiano, del centro congressi, della galleria commerciale” e degli altri immobili accessori all’Ospedale.
Insomma, una vicenda che ha aspetti incredibili e che appare uno dei tanti pastrocchi cui ci ha abituato la politica lucana. Per cercare di capirne di più, abbiamo voluto incontrare il Signor Viceconte e sua moglie: non ci sono parole per descrivere lo sconforto e il dolore di queste persone. Bisognerebbe mettersi nei panni del Signor Viceconte e dei suoi familiari che, dopo anni di onorato servizio in Guardia di Finanza al servizio dello Stato, si vedono brutalmente allontanati dalla propria casa, frutto dei sacrifici di una vita intera.
Per questo, alla circonstanziata interrogazione che abbiamo depositato lo scorso 27 luglio vogliamo risposte esaustive. Speriamo che Pittella e l’Assessore Franconi non si rifiguino nel solito stucchevole teatrino simile a quello andato in onda su Rai3, nella trasmissione “Mi Manda Rai Tre”, dove si sono limitati ad inviare una nota evasiva e contradditoria rispetto a quella inviata da SOL. Dare celeri risposte e soluzioni ai cittadini è il compito di ciascun buon amministratore pubblico e vero servitori dello Stato, come il Signor Viceconte: l’intricata e oscura vicenda dell’Ospedale Unico per acuti di Lagonegro sarà l’ennesimo “banco di prova” per Pittella & C.. Ci auguriamo tutti che, almeno stavolta, non fallisca.
Gianni Perrino
Capogruppo M5S Basilicata – Consiglio Regionale