Il 2 aprile scorso si è tenuta la prima seduta del Consiglio Regionale della Basilicata sulla riforma del bicameralismo e del Titolo V della Costituzione. L’8 aprile si è tenuta la continuazione di quella seduta: il Movimento 5 Stelle di Basilicata ha espresso dure critiche sia sulla bozza di ddl costituzionale del Ministro degli Affari Istituzionali che sulla proposta di modifica del medesimo ddl sottoscritta dai presidenti delle regioni (Documento Conferenza Consigli regionali).
Sia l’uno che l’altro documento prevedono che in tema di energia e trasporti sia lo Stato, in via esclusiva, a legiferare. Questo, per la Basilicata, significa farsi “scippare” definitivamente delle risorse del proprio sottosuolo: sarà lo Stato a disporne a proprio piacimento estromettendo completamente la Regione e, quindi, i cittadini. Ma le brutte sorprese non finiscono qui: nella bozza di ddl di stampo governativo, tra le materie che diventano di esclusiva competenza dello Stato compare anche la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali, mentre le Regioni vorrebbero lasciarla tra le materie di legislazione concorrente.
Per quanto riguarda la (presunta) riforma del Senato, il Senato oltre a non essere cancellato, diventa un altro “centro di potere” nelle mani del Governo, nel quale siederanno, nominati dai partiti e non eletti dai cittadini, presidenti di giunta e consiglio, sindaci delle città capoluogo di regione, consiglieri regionali, per non parlare dei 21 nominati dal Presidente della Repubblica. Una riforma costituzionale che, non a caso, piace a Licio Gelli, il padre della P2, e rappresenta un cocktail esplosivo per quello che resta della democrazia nel nostro paese, già duramente sfiancata durante l’ultimo disastroso ventennio di c.d. Seconda Repubblica.
Ciliegina sulla torta, nella proposta di modifica sottoscritta dai presidenti delle regioni, è previsto testualmente che “sono eleggibili a senatori gli elettori che hanno ricoperto per almeno cinque anni cariche pubbliche elettive in enti territoriali, locali o regionali, all’interno della Regione”. Una norma anti-M5S, incostituzionale in quanto “scippa” al popolo anche la sovranità.
Questi i motivi più gravi per i quali il M5S di Basilicata ha ritenuto oggettivamente impossibile firmare, congiuntamente ai partiti presenti in Consiglio regionale, il documento che dà mandato a Pittella di rappresentare al Governo una posizione unitaria del medesimo Consiglio: per quanto ci si possa sforzare, evidentemente non è in alcun modo possibile accettare i numerosi e gravissimi “scippi” che Renzi vuole perpetrare ai danni dei cittadini lucani e italiani. E sempre nella seduta dell’8 aprile c’è stato un altro evento negativo.
La maggioranza che sostiene Pittella, e il PD in primis, ha bocciato l’emendamento M5S che introduceva, nel caso di mancata attivazione dei contratti con i collaboratori, l’obbligo di destinare le somme inutilizzate ad un apposito “fondo di garanzia” per l’accesso al credito bancario alle micro, piccole e medie imprese che assumono disoccupati e inoccupati “over 40”. Il PD di Basilicata ha spento, per ora, una speranza per i disoccupati ultraquarantenni. Il M5S la riaccenderà, riproponendola negli emendamenti alla legge di stabilità regionale per il 2014.