Se il passato non può insegnare niente al presente, e il padre al figlio, allora la storia deve essere stanca di andare avanti e il mondo di sciupare una grande quantità di tempo. (Russel Hoban)
Policoro, Consiglio Comunale del 27 settembre 2012.
Doveva essere una serata come tante, in cui si approfitta dell’incontro organizzato dai soliti politici per dialogare o forse incontrare amici. Purtroppo non è stato difficile capire che non poteva essere un incontro sentimentale ma piuttosto la continuazione di un tramonto sociale.
Non si può non provare disappunto quando predominano sempre le stesse logiche … nulla cambia … l’unica cosa è che Ora! tra i soliti banchi del consiglio comunale sono tanti i giovani, ma tali solo e soltanto per l’età. La storia è sempre la stessa e ti viene rabbia quando senti che gli imprenditori, i cittadini, si suicidano per difficoltà economiche e capisci che i soliti sistemi persistono ancora. E ti viene rabbia sentire da un consigliere che, nel suddetto consiglio, sono stati spesi € 3.500 affinché la storia di Policoro venisse identificata con una…. moto. Una normale e vecchia moto “Guzzi”. Vecchia non certo storica. Chi ha il coraggio di dire a questo signore (…della serie “dopo di lui il diluvio”) che è dal 434 a.C che si parla di Heraclea e che Policoro ha tanta storia da …venderla?
E ti viene rabbia nel giorno in cui all’Ilva di Taranto la gente piange e soffre e si ribella perché sta perdendo la propria identità, sentire che si sono spesi quei soldi, solo e soltanto per una…. moto come simbolo di una storia. E fa rabbia pensare che manca il Wifi nella biblioteca, nei posti di ritrovo pubblici, oppure fa rabbia l’abbandono e l’incompetenza (ancor più grave) del verde pubblico.
Mi chiedo: se la Basilicata continua ad essere governata con la stessa mentalità incarnata dalle stesse persone, oggi consiglieri e domani forse futuri senatori, le lamentele di oggi e le critiche a una politica così scellerata per la nostra regione a chi sono dirette? Questi signori, pagati da noi si sono MAI resi conto percorrendo le nostre strade con le loro macchine, di quante aziende agricole (vanto di una tradizione contadina) siano in vendita? Si sono mai resi conto che l’agrumicoltura, la cerealicoltura sono letteralmente sparite? Cosa hanno mai fatto in quarant’anni di storia? Come si può condividere la scelta di incrementare l’estrazione petrolifera come unica soluzione per far cassa? E soprattutto questi soldi che tanto vengono paventati… dove andranno a finire se anche in la gestione della sanità è definita alcune volte “cinica”?
Sappiamo, perché stiamo pagando un conto molto salato, che non è possibile associare l’estrazione degli idrocarburi al canestrato di Moliterno oppure alle fragole del metapontino. Sappiamo però che è possibile associare un turismo non certo di massa ad una agricoltura tradizionale, fiore all’occhiello della nostra cultura contadina.
Non posso essere d’accordo con la solita politica spartitoria, così come non posso essere d’accordo con la cementificazione sfrenata delle nostre coste in nome di un turismo di eccellenza per poi avere in regalo piattaforme petrolifere. Non posso essere d’accordo con la privatizzazione dell’acqua o con chi tende ad organizzare la Sanità come un’azienda e a far prevalere gli obiettivi economici rispetto a quelli di salute e di qualità dei servizi.
NON sono d’accordo con chi sta progettando un futuro che LUI non vedrà mai.
Sono convinto che se i cittadini sono obbligati a sacrifici altrettanto devono fare coloro che dalla politica hanno ottenuto solo benefici economici.
Se i soldi escono dalla politica solo allora si farà politica.