La Basilicata non è solo il più grande giacimento di petrolio d’Europa sulla terraferma ma è anche il maggior fornitore di acqua del distretto idrografico dell’Appennino meridionale: il 35% dell’acqua movimentata.
Apprendiamo in questi giorni che il Presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, comunica soddisfatto di aver difeso gli interessi dei lucani firmando un accordo con i rappresentanti delle 7 Regioni del Distretto Idrografico in particolare per la parte dell’accordo che riguarda la definizione della cosiddetta componente ambientale della tariffa dell’acqua.
In questi giorni ha anche avuto inizio l’ennesima procedura di valutazione ambientale per 2 permessi di ricerca di idrocarburi da parte di TOTAL: Oliveto Lucano e Tempa La Petrosa.
Da tempo i cittadini lucani assieme alle associazioni ambientaliste denunciano l’insostenibilità delle scelte dell’Accordo del ’98 prima e del Memorandum sul petrolio firmato da De Filippo e Viceconte con le compagnie petrolifere ora. Insostenibilità per mancanza di indagini sanitarie, per mancanza di ricadute occupazionali, per mancanza di prospettive energetiche (dati ASPO), per la degradazione e l’inquinamento delle matrici ambientali e per l’enorme quantità di acqua utilizzata nei processi di estrazione (per 1 barile di petrolio, 8 di acqua).
La Basilicata è un enorme giacimento di acque di sottosuolo e di superficie e l’upstream degli idrocarburi ne mina la quantità e qualità.
Il permesso di ricerca denominato Tempa La Petrosa lambisce l’invaso di Monte Cotugno, fulcro del sistema idrico Jonico-Sinni che con tubazioni di 3 m di diametro fornisce l’acqua per uso plurimo a circa 3 milioni di pugliesi, raggiungendo S. Maria di Leuca. Contribuisce con la sua capienza alla quantità di acqua fornita alla Puglia, nello stesso sistema idrico, la diga del Pertusillo, le cui acque secondo alcune analisi recenti già presentano tracce preoccupanti di idrocarburi e metalli pesanti.
La dott.ssa D’Orsogna da anni denuncia i danni che le compagnie petrolifere causano nei terreni, nei mari e all’uomo, con le centrali di desolforazione che disperdono idrogeno solforato nell’aria, con i composti chimici (polimeri) utilizzati per facilitare le perforazioni che inquinano i suoli e le falde acquifere e la cancerogenicità di tutta la filiera del petrolio. E questo sperando che non avvengano incidenti.
Oggi,alle preoccupazioni per l’inquinamento si aggiungono quelle per il dimezzamento, rispetto all’anno precedente, delle riserve presenti negli invasi idrici lucani(fonte EIPLI). Questa estate potrebbero esserci delle difficoltà. Ma anche questo non impedisce al governo regionale di continuare a rilasciare le autorizzazioni alle compagnie petrolifere. Ricordo che “per estrarre circa 180 mila barili al giorno di greggio, come risulta dalla proposta del governatore De Filippo in accordo col sottosegretario Guido Viceconte, i cittadini e i contadini lucani si devono apprestare a rinunciare a 1.444.000 barili di acqua al giorno che corrispondono a circa 230.400.000 litri di acqua al giorno. In tal modo, in un anno di estrazioni, la Basilicata regala ai petrolieri mezza diga del Pertusillo”
Queste brevi considerazioni mi permettono di dire che il Presidente De Filippo non difende i miei interessi.
Sarebbe opportuno che queste preoccupazioni fossero assunte anche da tutti quei pugliesi che ogni giorno bevono l’acqua che arriva dalla Basilicata al rubinetto o imbottigliata, che ogni giorno mangiano l’acqua che irriga le viti, la frutta, le verdure e quant’altro per cui la Puglia è famosa nel mondo.
E’ tempo che anche i cittadini della vicina Puglia intervengano per una moratoria alle trivellazioni.
Yasunì, non è solo il nome di un parco in Ecuador ma anche un progetto di sottoscrizione mondiale per bloccare le trivellazioni nella zona con il più alto grado di biodiversità del pianeta dai danni delle perforazioni petrolifere.
Se è vero che per la mia Regione le royalties ricavate dalle estrazioni di Idrocarburi sarebbero vitali per la realizzazioni di infrastrutture (sigh!) e occupazione(sigh! sigh!) mi chiedo:
– se la Regione Puglia non possa versare il 50% degli introiti che si ricaverebbero dalle estrazioni in Basilicata in cambio di una moratoria delle trivellazioni per la tutela dei bacini idrici ;
– se i cittadini che aderiranno alla campagna di Obbedienza Civile potranno versare l’autoriduzione della bolletta in un fondo per la moratoria delle trivellazioni in Basilicata.
Il capitale ottenuto potrebbe essere investito per la manutenzione della stessa rete idrica, per migliorare le infrastrutture o per incentivare quell’impiantistica sostenibile carente ma necessaria per una corretta gestione dei rifiuti (trattamento a freddo, impianti di compost di qualità) in Regione Basilicata.
Saverio Castoro